Abbiamo una nuova esigenza cautelare: ricoprire una carica pubblica. Infatti, i politici indagati e sottoposti a misura cautelare e quindi temporaneamente impossibilitati a svolgere la carica per la quale sono stati eletti dal popolo (che orrore…), possono tornare in libertà semplicemente presentando le dimissioni.

Ti dimetti e sei libero

Sì, non c’è nel codice di procedura penale, nemmeno in giurisprudenza e in dottrina, ma è la prassi, amico mio. Non serve più dimostrare la propria innocenza o l’insussistenza delle esigenze cautelari. Bastano le dimissioni. Non ti serve più manco l’avvocato. Scrivi e protocolli una lettera ed è tutto finito. Sei libero. È l’applicazione del teorema Davigo (“siete tutti colpevoli ma non siete stati ancora scoperti”) in sede di indagini preliminari, il palcoscenico dove il pm è l’unico attore protagonista, facitore di carriere e vite, di destini e titoli di giornali, di fuga di notizie e di intercettazioni senza alcun valore penale ma dal grande valore mediatico.

Oddio, hanno aperto anche il fascicolo sulla fuga di notizie – chissà chi è stato – ormai la classica foglia di fico ipocrita che a pieno titolo fa parte del nuovo rito processuale all’italiana. Qui ci tocca rimpiangere (come ha detto l’avvocato Coppi, non certo un camerata) il vecchio codice di procedura penale di Alfredo Rocco, ma non si può dire, poi ti tocca un monologo di Massini o Scurati a reti unificate. Però, amico mio, vuoi mettere far emergere la volgarità in stile anni ’80, a metà tra cinepanettone e colpo grosso, tra yacht e Montecarlo?

Il processo pop

Sì, nulla di penalmente rilevante (che palle…), però è la conferma – in re ipsa – che i politici sono brutti, sporchi, cattivi, ladri, maiali, zozzoni e quindi obbligati alle dimissioni per salvare l’onore delle istituzioni, liberare il posto a qualcun altro e in tal modo dare ragione alla tesi dell’accusa. Il processo vero, quello pop, così finisce qui. L’azione del pm è instagrammabile. Ha già vinto. Sì, poi c’è il rinvio a giudizio, il dibattimento, il secondo grado, la Cassazione, etc. Che noia, roba da boomer.

Giuseppe Apota

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