L'editoriale
Trump, quel “bullo geopolitico” che ci ha svegliati dall’illusione di un futuro di pace

Se per motivi di bullismo geopolitico e di antieuropeismo Trump non ci avesse posto con brutalità il problema dell’aumento delle quote di spesa in ambito Nato per la difesa da parte di ogni nazione europea, comunque la UE – e in essa ogni singola nazione – questo problema se lo sarebbero dovuto porre autonomamente, casomai aprendo riflessioni sul Patto di stabilità e sugli eurobond per favorire il finanziamento dell’operazione. La questione della difesa delle nazioni europee se la devono porre autonomamente per i segnali inquietanti che sta mandando Trump, sia per quello che non da oggi sta facendo la Russia di Putin nell’Europa, prima con l’occupazione della Crimea e poi con l’aggressione all’Ucraina.
L’obiettivo di Putin
Tutto ciò rientra nell’obiettivo di Putin di passare alla storia come colui che ha ricostruito la Grande Madre Russia ricorrendo a tutti i mezzi della guerra asimmetrica. Del resto Putin è un cultore di una particolare versione della storia russa, secondo cui l’Ucraina non ha alcuna sovranità autonoma, tant’è che dal 24 febbraio 2022 – data dell’inizio dell’aggressione – egli non ha mai parlato di guerra ma di operazione militare speciale. Nel ricorso alla guerra asimmetrica c’è di tutto, anche il sostegno militare da parte della Corea del Nord e qualcosa di assai inquietante che riguarda l’Iran. Come è noto, l’Iran è uno dei principali fornitori di droni alla Russia.
I due sogni
Ma le cose non si fermano qui perché l’apertura del secondo fronte a Gaza di Hamas ha costituito per Putin un aiuto straordinario. Alcuni osservatori a questo proposito hanno avanzato un inquietante interrogativo rispetto a ciò che avvenne nella notte del 7ottobre 2023: gli impianti israeliani di controllo cibernetico al confine con Gaza furono accecati. E non risulta a nessuno che Hamas abbia hacker di così elevato livello tecnologico. In più, qualche giorno dopo la strage per la prima volta una rappresentanza di Hamas fu ricevuta al Cremlino. Rispetto a tutto ciò, se ci rivolgiamo al passato, dobbiamo dire che l’Unione europea, e in essa anche l’Italia, per molti anni ha vissuto facendosi cullare da due sogni: che la sua difesa sarebbe stata sempre assicurata dagli Stati Uniti. Per cui avrebbe dovuto concentrare la sua attenzione solo sugli andamenti autonomi della spesa pubblica con particolare riferimento al suo welfare.
L’altro sogno è stato che Putin fosse una sorta di “buon selvaggio” proveniente dalla steppa e tramutato in un efficiente dirigente del Kgb col quale si potevano fare tanti affari leciti e illeciti, e che avrebbe anche assicurato a prezzi bassi parte del fabbisogno energetico di alcuni Paesi assai importanti dell’Europa. È stato il sogno della Merkel, di Schroeder, di Berlusconi che pensava di portare Putin nella Nato e anche di Romano Prodi che adesso non può fare la mammola avendo lavorato a lungo con la sua società Prometeia proprio per l’Urss come adesso per la Cina. Non parliamo poi, per venire a tempi più recenti, ai poliedrici rapporti di quello straordinario trasformista che è Conte il quale, da presidente del Consiglio, non si è fatto mancare nulla: ha giocato su tutti i tavoli, con Xi Jinping attraverso il sottosegretario Geraci che condusse per mano il governo dell’epoca ad aderire alla Nuova Via della Seta, mentre nel contempo Salvini nel 2017 faceva un patto di consultazione con Russia Unita. Ma le cose non si fermano qui.
Se Putin sfonda in Ucraina si fermerà lì o investirà la Finlandia che, non a caso, ha chiesto di aderire con la Svezia alla Nato insieme ai Paesi baltici? Se vogliamo essere sinceri con noi stessi, dobbiamo essere grati all’Ucraina di Zelensky non solo per essersi battuta per la sua autonomia ma perché, bloccando il blitz di Putin, ha reso un servizio inestimabile a tutta l’Europa e al mondo occidentale nel suo complesso.
Serve un salto di qualità
Al punto in cui siamo arrivati, però, le cose stanno avendo un’altra torsione drammatica visto il blocco dei Patriot dichiarato da Trump. Allora è indispensabile un salto di qualità da parta della Ue nel suo complesso e di alcune nazioni in particolare. Finora Giorgia Meloni sull’Ucraina ha tenuto una linea apprezzabile che però rischia di essere vanificata. È quindi indispensabile uno stretto rapporto fra il governo italiano e i cosiddetti volenterosi.
La partita decisiva
Come si vede, siamo di fronte a un quadro che presenta enormi problemi ma sull’Ucraina si gioca una partita decisiva proprio ai fini di quell’unità dell’Occidente la cui esigenza è stata giustamente proclamata dalla Meloni. Ma di quale unità si tratterebbe se proprio dall’Occidente venisse dato il via libera alla Russia sull’Ucraina? Attenzione, solo una linea di resistenza potrà essere una garanzia di pace per il futuro perché qualora la Russia avesse via libera sull’Ucraina e non si fermasse lì investendo altre nazioni dell’Europa del Nord (Finlandia e Paesi baltici), allora sì che si correrebbero i rischi di una terza guerra mondiale.
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