Qualche giorno fa è stato un mio grande amico nonché stimato medico pugliese di cui cito solo il nome, Prisco, a mostrarmi per primo le immagini dei bambini i cui corpi giacevano da giorni sulle spiagge libiche. Premesso che l’origine di questi terribili decessi deve ancora oggi essere confermata, sia Prisco che io abbiamo convenuto sul fatto che eravamo di fronte all’ennesima notizia di naufragio di esseri umani disperati, l’ennesima foto di corpi di bambini inermi sulle spiagge del Mediterraneo. Anche stavolta non ho notato alcuna reazione scomposta dei cosiddetti Paesi civili tranne – e questa è una grande notizia – quella italiana affidata all’autorevole voce del nostro presidente del Consiglio Mario Draghi che ha definito “inaccettabili” le foto dei bimbi morti in Libia. Parlava da premier, ma anche da padre e da nonno, una bella sorpresa e una speranza per un futuro di iniziative concrete in tema di salvataggi e azioni di soccorso. Bene, anzi benissimo.

La verità però è che siamo ancora tutti addormentati, sotto l’effetto di un’invincibile anestesia generale, che ci viene quotidianamente somministrata da una società che ci propina, di nuovo, in epoca pre e post Covid, accanto a improbabili giochi a premi e veline che non mancano mai, dibattiti fuorvianti su temi assurdi, disorientandoci e facendoci perdere la capacità di indignarci e dire basta. Ogni giorno aumenta la dose dell’anestetico televisivo e dei modelli sub-culturali che ci vengono imposti, relegando i nostri spazi decisionali e d’intervento unicamente al “televoto” con cui decidere in diretta quale ospite pseudo-illustre di reality show dovrà lasciare la casa del Grande fratello o l’Isola dei famosi, se i Maneskin sniffano o meno, se sto con Israele o con la Palestina (non con la pace per carità) con Fedez o la Rai con l’Uefa o con la Superlega e così via. Così, ci siamo abituati all’indolenza e a vivere sotto anestesia: qualcun altro aziona le macchine che respirano per noi, qualcun altro si occupa dall’alto del nostro presente e decide del nostro futuro.

Siamo tutti assopiti, dormiamo il sonno che ci sta già conducendo contro i muri dei disastri migratori, ecologici, delle pandemie e delle crisi che spezzano le aspettative dei giovani. E si potrebbe continuare: altri naufragi, altri muri, altre potenziali speranze frantumate di cui non ci accorgiamo, nemmeno quando leggiamo sui grandi settimanali nazionali le storie dei bambini di Taranto, tema tanto caro al mio amico medico, costretti a respirare il ferro dell’acciaieria anche quando vanno a scuola e guardare il mondo da dietro le loro finestre rigorosamente chiuse. I tumori sono diventati la prima causa di morte in età pediatrica e in Italia aumentano a un tasso doppio rispetto alla media europea (+2% l’anno ! Ma per i linfomi addirittura +4.6% l’anno e +3.2% l’anno per i neonati fino a 12 mesi di età!) mi fa notare Prisco aprendo questa nuova mega parentesi di riflessione. Eppure, ho pensato, non c’è nessuno che svenga per questo!

Nell’indifferenza generale, si consumano drammi ed emergenze di ogni tipo, figuriamoci se possiamo scomodarci dalla poltrona per l’ennesima foto di un bambino naufragato trovato morto sulle spiagge libiche o turche. Ovviamente di tutto questo non si parla, è meglio non parlare e più che mai è assolutamente meglio non fare nulla. È normale che i cittadini continuino a chiacchierare del campionato che è finito, di Conte che se ne va perché non gli danno i soldi (tanti) che merita, di Donnarumma che ha tradito. L’anestesia continua a fare effetto e in fin dei conti non bisogna preoccuparsi tanto: se le cose accadono è perché devono accadere.

Ma davanti a tutto questo si può far finta di niente? Certo è più comodo continuare a restare sotto anestesia. Ma anche l’anestesia ha un costo: non pensiamo che le nostre famiglie non possano subire conseguenze dirette a breve termine se lasciamo che tutto vada così come va. Purtroppo per incidere sulla realtà che ci circonda è necessario partecipare, discutere, aggregarsi: tutte cose impegnative, difficili. Bisogna spegnere la televisione, uscire di casa, parlare con la gente. Soprattutto ora che la pandemia è finita. Non so quanti avranno la pazienza di leggere questa riflessione piena di retorica, ma se qualcuno fosse rimasto ancora sveglio o volesse staccarsi la flebo dell’anestetico semplicemente per cominciare a parlarne sappia che non è solo ma che c’è tanta gente come il dottor Prisco che sente ancora, ogni giorno di più di fronte a fatti come questi, il bisogno di lanciare un grido di allarme e d’indignazione, forse nell’ennesimo deserto.

Ma attenzione, deve farlo subito, unirsi, perché l’anestetico che tutti abbiamo in circolo permette solo brevi risvegli e se si rimanda c’è il rischio di ripiombare nel sonno, riattaccati alle macchine delle Matrix contemporanee. A tutti gli altri, buon riposo e scusate il disturbo. Tanto tra poco iniziano gli Europei e riparte Temptation Island. Con buona pace di Aylan e di suo padre.