Fuoco amico. Gli alleati sovranisti remano contro Giorgia Meloni e da Bruxelles arrivano altri due schiaffi al governo italiano sul fronte emergenza migranti. Dopo lo stop al Memorandum siglato in pompa magna dalla premier (con la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen) con il dittatore tunisino Kais Saied, nella giornata di ieri, 20 settembre, sono stati sospesi i negoziati sul nuovo Patto per l’Asilo e i Migranti che prevede anche una forma di “solidarietà obbligatoria” da parte dei 27 Paesi dell’Unione.

A riferirlo è Repubblica, che in un articolo spiega che si tratta del provvedimento su cui la premier italiana aveva cantato vittoria in occasione dell’ultimo Consiglio europeo di giugno scorso. Perché per approvare definitivamente una legge nell’Ue è necessario un accordo tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Ma a causa del pesante disaccordo tra i governi, il Consiglio non è in grado di esprimere una posizione. A remare contro, ironia della sorte, sono soprattutto gli esecutivi “sovranisti” come Ungheria e Polonia.
E il pretesto è molto semplice: il testo stabilisce che spetta alla Commissione decretare lo stato di crisi migratoria in un Paese. In presenza di questa dichiarazione la solidarietà diventa “obbligatoria“, in termini di ricollocamenti o in alternativa di pagamenti. Molti Stati, tuttavia, non vogliono delegare alla Commissione questo potere. Chiedono che sia il Consiglio, e quindi gli Stati nazionali, ad esercitare questa facoltà. Esattamente lo stesso rimprovero che stanno muovendo a Ursula von der Leyen sul Memorandum con la Tunisia.

Poi c’è l’accordo con Saied messo sotto accusa da diversi Stati – a partire da Francia e Germania – per la procedura adottata che avrebbe violato i Trattati europei per la mancata consultazione di tutti gli Stati membri. Risultato? I primi 150 milioni da versare al governo tunisino sono stati bloccati con il Coreper (il Comitato che riunisce i 27 Rappresentanti permanenti) che non solo non ha approvato lo stanziamento ma ha anche rinviato la discussione alla riunione del Consiglio dei ministri Ue degli Interni, in programma il 28 settembre.

 

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