E allora come intervenire? In ambito penale, occorre partire dalla depenalizzazione dei reati minori, dalla messa in discussione del principio di obbligatorietà dell’azione e dell’uso smodato della custodia preventiva, lavorando parallelamente a meccanismi che pongano fine all’irragionevole durata dei processi. Basti pensare che proprio quest’ultimo punto, insieme alla mancata applicazione della legge Pinto (che tutela i cittadini dalla lunghezza eccessiva dei procedimenti giudiziari), è la causa principale dei numerosi ricorsi italiani alla Cedu (ben 1200 nel 2018, numero inferiore solo a Russia, Romania, Ucraina e Turchia).

Di una giustizia giusta, di un sistema funzionante, beneficerebbero i tribunali quanto le carceri: garantisce legalità, dignità e diritti, elementi sui quali si basa la credibilità di uno Stato e ha un impatto positivo in termini economici e sociali. Proprio le politiche sociali sono l’altro terreno d’azione: analizzare sacche specifiche di marginalità nelle carceri, dai consumatori problematici di sostanze stupefacenti ai cittadini indigenti, soprattutto stranieri, per trovare risposte adatte e alternative alla detenzione. Giustizia e carceri sono perennemente al collasso: ministro Bonafede, non è più tempo di rimandare.

Giulia Crivellini, Alessandro Capriccioli

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