“Il mondo è diventato un luogo in cui tutti possono diventare dipendenti da tutto”, scrive Anna Lembke, docente di psichiatria alla Stanford University School of Medicine e autrice del best seller tradotto in Italia, “L’era della Dopamina” per Roi Edizioni. Lembke cita anche Tik Tok e “la quantità infinita di video, la cui brevità accresce il desiderio, moltiplicando la dipendenza”.

“Il mio cervello conosce la dipendenza ed è una spada di Damocle con cui lotto quotidianamente, da molti anni”. A parlare è Ilio (nome di fantasia), 40 anni, ricercatore universitario e docente alle scuole superiori. Una vita da insospettabile. A ben guardare, una vita faticosissima. “Se dipendesse da me”, prosegue, “dopo aver litigato con la persona che amo, berrei un bicchiere di whisky. Ma non lo faccio perché non voglio stare male, voglio stare bene. E purtroppo, dopo tanti anni di alcolismo, la cocaina è riuscita a farmi stare bene: perché dopo averla tirata, non te ne fotte niente della persona che ti fa soffrire, e ti senti inspiegabilmente felice. È la droga della felicità”. E dopo? “Dopo stai malissimo, ti senti vuoto, usato, a pezzi. Dormi tanto ed entri in uno stato depressivo grave. Le conseguenze sono l’abbrutimento e, per una persona fragile come sono io, in definitiva, l’autosabotaggio”.

Ormoni del buonumore e della felicità

L’atteggiamento nei riguardi delle sostanze”, racconta Ilio, “nasce dalla mia sessualità: da sobrio mi è impossibile qualsiasi intimità appagante con chiunque. Ecco perché, reduce da una dipendenza da alcol lunga 20 anni, ho scoperto questa dimensione di coscienza completamente annullata, ma il punto è che l’alcol ha pesanti controindicazioni perché il fisico ne risentiva: la coca no”. In apparenza. La cocaina, una volta assunta, libera immediatamente ben tre neurotrasmettitori: dopamina, noradrenalina e serotonina. Inondando letteralmente il cervello del consumatore. Dopamina e serotonina sono chiamate non a caso, “ormoni del buonumore e della felicità”. Ma gli effetti neurologici di chi tira coca possono includere perdita di contatto con la realtà, distorsione cognitiva e delle capacità recettive, accentuazione della reattività fisica e mentale e incremento della libido.

“Ecco perché”, dice Ilio, “i casi di AIDS aumentano con queste sostanze. E la cosa strana ed eccezionale è che la cocaina è a portata di tutti ed è facilissima da reperire e comprare”. Secondo il notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023, l’Italia ha registrato un incremento significativo di nuove diagnosi di infezione da HIV, segnando un ritorno ai livelli precedenti alla pandemia di COVID-19. Un’incidenza di 4 casi per 100mila residenti. E l’86,3% delle nuove diagnosi è attribuibile a trasmissioni sessuali. L’età mediana, 41 anni. Sesso e droga: un binomio che scotta. Non se ne parla mai abbastanza perché i drogati sono sempre gli altri: diversi, derelitti, sbandati, da rinchiudere da qualche parte. E infatti, al 31 dicembre 2023, i detenuti tossicodipendenti rappresentano il 29% del totale, mentre sono 3.901 le persone in carico all’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) per misure alternative alla detenzione. Ma la storia di Ilio dimostrerebbe il contrario: si può essere colti e soffrire di qualche dipendenza. Si può avere un lavoro prestigioso e abusare di sostanze.

L’impossibilità di trovare intimità da sobri

Essere integrati e al tempo stesso policonsumatori. Un tempo, si parlava delle droghe come di sostanze “da sballo”, in grado di far vivere situazioni eccitanti, fuori dal comune. Ma un passaggio interessante nella storia di Ilio è questa ricerca affannosa di un’intimità (o di un suo simulacro), introvabile da sobri. Ne aveva già scritto – nel suo stile graffiante – Chuck Palahniuk (best seller: Fight Club) che l’uso delle droghe rappresenti spesso, per alcuni “un’avventura intima in un mondo fatto di vincoli temporali, leggi, ordini, e limiti dati dalla materia”. Per poi aggiungere, con un sarcasmo un po’ noir, “è soltanto con le droghe o con la morte che vediamo qualcosa di nuovo, e la morte è un po’ troppo definitiva”.

La Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia del 2024 denuncia che negli ultimi anni, i quantitativi di cocaina sequestrati dalla polizia sono più che quintuplicati, passando da circa 3 tonnellate e mezzo nel 2018 a quasi 20, nel 2023. Nonostante i costi: “Una pallina di coca costa 50€. In genere, si fanno cinque/sei sniffate in 6 ore più o meno. Ma è difficile che ci si fermi a una dose: io ne acquisto due, dunque, spendo almeno 100€. È una sostanza che non basta mai, si superano sempre i 150/200€ in una sera. La cocaina è una droga servita su un vassoio di Chanel”. Un vassoio che viene venduto da eserciti di spacciatori: “Non esiste un identikit di chi spaccia: il mio ultimo spacciatore aveva 23 anni ed era italiano e integratissimo. Il penultimo era marocchino, sempre ventenne. Ma ho avuto spacciatori anche cinquantenni, e di qualsiasi estrazione sociale”. “Uso cocaina da 4 anni: mi concedo due giorni di follia, una volta al mese. Il massimo di debiti che sono riuscito a contrarre è stato di 1.800 euro in un mese di abuso. Ho appena finito di pagarli: in questo momento sono libero, ma ho dovuto spendere tutto lo stipendio di dicembre e anche la tredicesima”. Oggi Ilio dice di essere libero: “Non ci ricasco più”, conclude. E abbassa gli occhi.

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Ho scritto “Opus Gay", un saggio inchiesta su omofobia e morale sessuale cattolica, ho fondato GnamGlam, progetto sull'agroalimentare. Sono tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati e mi interesso da sempre di diritti, immigrazione, ambiente e territorio. Lavoro in Fondazione Luigi Einaudi