“La sua morte è una sconfitta per lo Stato”. Parla così Carmelo, padre di Vanessa Zappalà, la 26enne uccisa nella notte tra domenica e lunedì mentre camminava sul lungomare di Aci Trezza, in provincia di Catania, dal suo ex fidanzato poi trovato impiccato.

Uno sfogo contro le istituzioni, la magistratura, per un femminicidio, il 38esimo dall’inizio del 2021, che poteva essere evitato.

Vanessa infatti aveva più volte denunciato Antonio Sciuto per stalking, l’ultima il primo giugno scorso. Otto giorni dopo era arrivato l’arresto da parte dei carabinieri, in flagranza, per l’ennesima irruzione del 38enne nell’abitazione in cui viveva Vanessa con i suoi genitori, Carmelo e Antonia. La Procura di Catania aveva chiesto gli arresti domiciliari per Sciuto, divorziato e con due figli, “considerato il concreto e attuale pericolo che possa insistere nel proprio comportamento illecito”. Di diverso avviso il gip Andrea Filippo Castronuovo, che in quell’occasione aveva ritenuto sufficiente il divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi che frequenta. “Si può fare affidamento sullo spontaneo rispetto delle prescrizioni da parte dell’indagato”, scriveva infatti il giudice, dato che Sciuto non era gravato da precedenti penali recenti e specifici.

Una misura blanda, troppo, che infatti non ha impedito a Sciuto di compiere il suo folle gesto. Il 38enne ha raggiunto Vanessa e i suoi amici sul lungomare, a bordo di una Fiat 500 presa a noleggia, con una pistola e dotato di circa 30 proiettili. Qui, come hanno raccontato gli amici della 26enne, si è avvicinato al gruppo nonostante la richiesta di stare lontano: “Lui continuava a fissarla. Siamo scappati. Ma lui è sceso e l’ha raggiunta. La teneva per i capelli e sparava”, è il racconto dei testimoni.

Quindi la fuga, la caccia all’uomo e il ritrovamento nel pomeriggio: Sciuto si è impiccato in un casolare di proprietà di un suo familiare a Trecastagni, dove viveva anche Vanessa. Sulla parete il 38enne aveva la scritta di scuse “vi voglio bene” rivolta ai genitori e ai suoi figli, nessun accenno invece a Vanessa.

LO SFOGO DEL PADRE – Ma a far male è la denuncia-sfogo di Carmelo Zappalà, che in una intervista al Corriere della Sera ha raccontato dell’incubo vissuto dalla figlia alle prese con l’ex fidanzato. Sciuto era anche stato accolto in casa da Carmelo l’anno scorso, per rendere felice la figlia innamorata, ma la convivenza era stata segnata da continui litigi. “Quando dopo botte e parolacce mia figlia l’ha mollato, quando io gli ho tolto le chiavi di casa, ha cominciato ad appostarsi per ore sotto le finestre o davanti al panificio dove Vanessa lavorava”, racconta Carmelo.

“Mille minacce” che aveva finalmente convinto Vanessa ad andare dai carabinieri e denunciarlo, anche perché intanto Antonio “con un duplicato delle chiavi la sera si intrufolava nel sottotetto di casa mia, una sorta di ripostiglio, e dalla canna del camino ascoltava le nostre chiacchiere”, spiega il padre di Vanessa.

Ma Sciuto non si accontentava di quello. Come una sorta di 007, il 38enne continuava a controllare Vanessa e i suoi familiari con dei Gps “delle scatolette nere piazzate sotto la macchina di Vanessa e sotto la mia. Come hanno scoperto i carabinieri quando finalmente, chiamati da mia figlia, lo hanno arrestato”.

È qui però che qualcosa non funziona, secondo la denuncia di Carmelo Zappalà. “Dopo una notte in caserma, il 7 giugno, un martedì, e una di interrogatorio, arriva il giudice e lo manda a casa con gli “arresti domiciliari”. Inutili. Perché tre giorni dopo, il sabato, era il 13 giugno, ce lo ritroviamo tra i piedi, ma con un provvedimento altrettanto inutile: l’obbligo di non avvicinarsi a mia figlia per 200 metri. È questa l’Italia che vogliamo? Davvero pensano che da 200 metri non si possa fare male?”, denuncia il padre di Vanessa.

Per un po’ Sciuto si ‘calma’, lascia in pace Vanessa e i suoi familiari, tanto che la 26enne che viveva reclusa in casa finalmente torna a vivere, esce con gli amici. Fino all’epilogo di domenica notte, col brutale femminicidio in strada: una tragedia annunciata.

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia