Un oltraggio alla memoria Europea. L’opposizione non ha avuto dubbi su come definire le parole di Giorgia Meloni in aula quest’oggi. Un discorso volto a delegittimare gli autori riconosciuti come i fondatori morali dell’Unione, decontestualizzando il testo stilato nel giugno 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Un testo scritto mentre i padri fondatori in esilio sulla piccola isola tirrenica immaginavano un mondo di pace e libertà, ma un’Europa che Giorgia Meloni ha dichiarato non essere la sua.

Non la pensava proprio così nel 2016, anno in cui la premier vestiva i più comodi panni dell’opposizione e i nemici erano Renzi, Hollande e Merkel. Nessuna piazza da combattere, né tantomeno il ruolo istituzionale di Premier di uno dei Paesi fondatori dell’Unione da incarnare. Solo rabbia e un tono urlante (che avrebbe contraddistinto la sua elezione) messi per iscritto in un post su Facebook ancora visibile sul sito di Fratelli d’Italia, data 23 agosto 2016: “Da Renzi, Hollande e Merkel solo parole e buoni propositi, non una sola azione concreta. Sull’Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del manifesto di Ventotene, detenuti in un carcere che non questi tre premier europei nel 2016”. Ventotene come oggetto di paragone per un ragionamento visionario in un contesto storico difficile. Quando Meloni tira in ballo la storia a quanto pare può anche permettersi di cambiarla.

Redazione

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