Il contratto nazionale di lavoro della vigilanza privata e dei servizi fiduciari è “anticostituzionale”. Lo ha stabilito ieri la Procura di Milano che ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la società Mondialpol, uno dei colossi della vigilanza privata, accusata di caporalato per aver posto i propri lavoratori “in condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno”, pagandogli “retribuzioni sotto la soglia di povertà”.

“Una somma – si legge negli atti dell’inchiesta del sostituto procuratore di Milano Paolo Storari – che non è proporzionata né alla quantità né alla qualità del lavoro prestato al fine di garantire una ‘esistenza libera e dignitosa’ in violazione dell’articolo 36 della Costituzione”.
La retribuzione prevista è pari 5 euro e 37 centesimi l’ora, come indicato dalle tabelle allegate al contratto collettivo nazionale della vigilanza privata e servizi fiduciari che sono tranquillamente consultabili in rete. Sulla carta, dunque, tutto regolare.

Questo Ccnl, infatti, risulta essere stato sottoscritto dalle rappresentanze sindacali e dalle varie associazioni di categoria, e quindi presentato alla competente Direzione generale del Ministero del lavoro.

Purtroppo, per la Procura di Milano il personale di Mondialpol era costretto ad accettare di fare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme in modo da poter raggiungere uno stipendio che gli potesse “garantire un minimo di sopravvivenza”.

Il Pm Storari ha quindi nominato un amministratore giudiziario per procedere alla “regolarizzazione dei lavoratori” che si trovano in una “situazione di sfruttamento dello stato di bisogno” e che “deve al più presto essere interrotta”. L’inchiesta della Procura milanese, condotta dalla guardia di finanza, era nata nei mesi scorsi dopo una serie di sentenze sull’incostituzionalità delle buste paga previste da questo contratto da parte della Sezione lavoro del tribunale del capoluogo lombardo. I finanzieri hanno raccolto le testimonianze di alcune decine di lavoratori che Mondialpol impiegava presso vari clienti, fra cui Poste Italiane, Intesa Sanpaolo, Iper, Banco Desio, Lidl e Kuwait Preoleum Italia, tutti estranei all’indagine. Sentiti a verbale, gli operatori avevano confermato di percepire “tra gli 850 ed i 1000”, incluse le ore di straordinario, per quasi 200 ore di lavoro al mese.

Nonostante un contratto con paghe da fame, i vertici della società avevano cercato al momento dell’assunzione del personale, di diminuire il compenso orario da 5 euro l’ora a 3 euro l’ora. “Senza lo straordinario la mia busta paga non raggiungerebbe gli 800 euro netti” ha raccontato agli investigatori un lavoratore. Notturni sia feriali che festivi che domenicali erano poi considerati come lavoro normale, senza alcuna maggiorazione.

Il contratto dei servizi fiduciari, quindi senza l’arma, è impostato su 40 ore settimanali con turni di 8 ore. Lo stipendio base è circa 650 euro al mese, meno del reddito di cittadinanza e sotto la soglia di povertà. Per raggiunge una cifra dignitosa, almeno 1200 euro netti al mese, è necessario dunque effettuare circa 70/80 ore di straordinario che influiscono per 450/500 euro.

La Procura di Milano ha indagato il rappresentante legale della società di vigilanza, Fabio Mura, che avrebbe commesso i reati “nell’interesse e a vantaggio della società” che “per colpa non ha adottato efficaci procedure idonee a prevenire la commissione di reati” e, per questa ragione, è a sua volta indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Il provvedimento dovrà essere ora convalidato dal gip.

Nelle scorse settimane, sempre la Procura di Milano aveva disposto un’analoga indagine per la società Servizi Fiduciari, cooperativa del gruppo Sicuritalia. La domanda da porsi, in attesa degli sviluppi dell’indagine, è come sia stato possibile per i sindacati firmare nel 2023 un contratto di lavoro con paga indecorose per la dignità del lavoratore.