Il dissenso è comprensibile, la violenza no
Violenze al corteo per Ramy, allucinante che i poliziotti debbano subire per ore prima di reagire
Molti stanno dalla parte dei palestinesi, mentre le vittime di propaganda e strumentalizzazioni parteggiano per Hamas. Ma non si può accettare che il dissenso sfoci negli attacchi alla polizia

L’ultimo episodio di cronaca che ha visto agenti di polizia aggrediti da manifestanti risale allo scorso 11 gennaio, nel quartiere San Lorenzo di Roma. Frange di manifestanti si sono infiltrate e – armate di bombe carta, fumogeni e oggetti contundenti di vario genere – hanno attaccato i poliziotti, alcuni dei quali hanno riportato ferite piuttosto gravi. L’episodio si inserisce in un contesto di disordini che si stanno verificando in varie città, a dimostrazione che esistono gruppi organizzati il cui unico scopo è creare caos, strumentalizzando qualsiasi episodio di cronaca avvenga.
Per giudicare un fatto, un atteggiamento, un confronto di idee, si dovrebbe partire da un assunto incontrovertibile: nelle società democratiche, il dissenso è comprensibile, la violenza no. Molti, liberamente e pacificamente, stanno dalla parte dei palestinesi. Altri – vittime della propaganda e di strumentalizzazioni – parteggiano per Hamas, ma non si può accettare che le manifestazioni di dissenso sfocino in attacchi armati verso le Forze dell’ordine o le vetrine dei negozi, mettendo a rischio l’incolumità anche di tutti gli altri cittadini. Si può stare dalla parte di Ramy, perché un ragazzo che perde la vita fa male a tutti noi, ma non si può accettare lo scontro pretestuoso davanti alle caserme dei carabinieri. Non si può accettare l’odio verso le forze di polizia o verso chi ci protegge tutti i giorni e rischia la vita per noi, perché è un odio ingiustificato. Secondo i dati del Viminale nel 2024 i poliziotti feriti nelle piazze sono stati 266, con un incremento del 122% rispetto all’anno precedente.
La regia non improvvisata dei gruppi violenti
Ovviamente, non tutte le persone che scendono in piazza per manifestare hanno intenzioni violente. Ma esistono gruppi organizzati che si infiltrano nei cortei radicalizzando gli ideali e facendo diventare una piazza teatro di scontri. L’episodio di Roma lo dimostra chiaramente. Le immagini evidenziano che i poliziotti vengono accerchiati, le loro auto incendiate e vengono poste barriere per bloccare vie di fuga. Tali operazioni non sono improvvisate, ma sono chiari esempi dell’esistenza di un’organizzazione preordinata, in passato utilizzata dagli estremisti per destabilizzare e polarizzare l’opinione pubblica promuovendo agende ideologiche. Questi gruppi manipolano le narrazioni mediatiche a vantaggio della propria propaganda ideologica, tentando di far apparire le Forze dell’ordine come oppressori del libero pensiero, giustificando le proprie condotte criminali come risposta a presunte provocazioni o repressioni. Attaccare le Forze dell’ordine equivale a colpire l’intero sistema democratico, del quale esse sono parte integrante.
Non vorrei rimarcarlo, ma è evidente come in questi ultimi anni spesso le violenze nelle manifestazioni sono volutamente esasperate con l’obiettivo di creare un clima di instabilità sociale, generando ulteriori divisioni e polarizzazioni, e per screditare l’attuale governo di centro destra. Ma, prescindendo da ciò, e mettendo da parte per il momento le motivazioni politiche, resta il fatto che in uno Stato democratico, quando si violano le leggi, lo Stato stesso dovrebbe avere il diritto e il dovere di punire tali violazioni. E così, i manifestanti violenti dovrebbero essere nel luogo dove è giusto che siano, ossia in carcere. In Italia, invece, esiste un retaggio culturale di un certo tipo che è propenso a difendere le violenze che avvengono nelle manifestazioni in nome del diritto al dissenso. Retaggio che vede coinvolti politici, giornalisti e anche alcuni magistrati.
Allucinante che i poliziotti debbano subire per ore prima di reagire
Tornando al caso di Roma, i poliziotti hanno subìto attacchi verbali e fisici per diverso tempo, rimanendo inermi e badando solo a pararsi con gli scudi e i caschi loro in dotazione. Poi, direttamente dal Questore, è arrivato l’ordine di carica e finalmente hanno potuto disperdere i violenti, mettendo fine alla loro agonia, psicologica, prima che fisica. Ecco, io trovo allucinante che per minuti o ore dei rappresentanti dello Stato debbano subire umiliazioni e percosse senza poter intervenire, mentre i violenti sono pronti a filmare eventuali usi degli sfollagente, commentarli e punirli. Questi attacchi mirano a distruggere non solo l’immagine delle forze di polizia come garante dell’ordine, ma anche delegittimare le istituzioni, e la società nel suo complesso. È fondamentale che ogni società rispetti il diritto di esprimersi, ma allo stesso tempo le violenze o gli attacchi contro chi è incaricato di proteggerci e di garantire la legge sono inaccettabili, e vanno condannati da tutti, nessuno escluso.
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