La dirigenza 5s rifletta su Rousseau
Voto Rousseau su governo Draghi? Dimostra il fallimento della democrazia diretta…
Indipendentemente dal suo esito (ignoto mentre scriviamo), la votazione indetta sulla piattaforma Rousseau circa l’“eventuale supporto” al governo Draghi tra gli iscritti al M5s aventi diritto (119.554 sui 188.220 iscritti certificati, al netto quindi dei cosiddetti dormienti), induce già a una molteplicità di riflessioni.
Innanzi tutto, è certamente apprezzabile che i militanti di un partito siano chiamati a pronunciarsi su una scelta politica fondamentale, come l’appoggio a un nuovo governo, tanto più se presieduto da colui che nel manicheo immaginario grillino personificava più di ogni altro l’odiata Europa dei burocrati e delle banche. Tanto più se si paragona tale scelta alla ben più radicale e improvvisa conversione a U della Lega per Salvini, frutto di una decisione verticistica i cui effetti, anche a livello di collocazione all’interno dei gruppi politici europei, dovranno ancora essere valutati.
Ma le buone notizie finiscono qui. Innanzi tutto non vi è chi non veda che siamo in presenza di un quesito chiaramente sbilanciato in senso favorevole. Ora non c’è dubbio che la dirigenza di un partito abbia tutto il diritto – anzi il dovere – di prendere posizione perché l’assecondare passivamente gli umori, anche peggiori, della base significherebbe abdicare al suo ruolo. Ma questo doveroso esercizio di leadership può giustificare una formulazione del quesito tale da far partire con un vistoso handicap la minoranza contraria? Ne dubito.
In secondo luogo, si ripropone una volta ancora all’interno del MoVimento l’irrisolto problema del rapporto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Proprio le vicende di questi giorni testimoniano in modo quanto mai emblematico, e forse per taluni iscritti esistenzialmente drammatico, la rivincita della seconda sulla prima. L’illusione della democrazia “in tempo reale” esercitata dal cittadino digitale che tramite Rousseau prende decisioni di cui gli eletti sono meri portavoce si è oggi come non mai rivelata quel che è sempre stata per politologi e costituzionalisti: una fascinosa ma grossolana semplificazione e falsificazione della rappresentanza politica, destinata inevitabilmente a infrangersi sugli scogli della complessità e imprevedibilità delle decisioni parlamentari.
E qui veniamo alla terza, ma non ultima considerazione. Al di là delle fondate perplessità sulla sicurezza e regolarità delle modalità di voto su Rousseau (oggetto di gravi e circostanziati rilievi del Garante della privacy) possono poco più di 100mila iscritti prendere decisioni vincolanti per un partito che nelle ultime elezioni politiche ha preso circa 10 milioni di voti? Già il basso numero di attivisti, da tempo sostanzialmente fermo, dimostra quanto si siano rivelate illusorie e sovrastimate le aspettative per un cittadino tutto dedito alla vita politica e in grado di potervi partecipare direttamente. Inoltre, per quanto sia nell’ordine delle cose che tra iscritti ed elettori ci sia una sensibile differenza, qui siamo di fronte a una notevolissima sproporzione numerica, per cui a decidere sono lo 0,1 dei votanti (altro che uno vale uno!) che rende inevitabilmente di scarsa rilevanza il significato politico di tale votazione.
Dimostrazione una volta ancora di come il ricorso alla piattaforma Rousseau è considerato non una forma di effettiva partecipazione (niente a che vedere dunque con il ben più approfondito e complesso procedimento con cui la Spd ha sottoposto ai suoi iscritti l’alleanza con la Cdu) ma come una comoda uscita di sicurezza per ammantare di pretesa democraticità scelte imbarazzanti di cui non ci si vuole assumere la responsabilità come classe dirigente.
Da questo punto di vista il processo di maturazione che il M5s sta attraversando non potrà che passare attraverso un serio ripensamento del rapporto tra dirigenza e iscritti, riflesso al suo interno di quello più vasto tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, allo scopo di valorizzare entrambi tali componenti all’interno di uno scenario di più sostanziale equilibrio.
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