L’addio di Alessandro Di Battista agita le acque all’interno del Movimento 5 Stelle. Il leader dei “duri e puri”, forte del 40% di ‘No’ nel voto sulla piattaforma Rousseau alla fiducia al governo di Mario Draghi, può contare su una nutrita pattuglia di fedeli non solo nella base, come dimostra il voto, ma anche all’interno del gruppo parlamentare alla Camera e al Senato.

“Io oggi non ce la faccio proprio ad accettare un Movimento che governa con questi partiti, anche – per l’amor di Dio – con le migliori intenzioni del mondo”, aveva sottolineato ieri sera Di Battista, facendo riferimento alla nascente maggioranza che comprende anche Forza Italia di Silvio Berlusconi, politico da sempre considerato nemico da parte dei grillini, nonché la Lega di Matteo Salvini e Italia Viva di Matteo Renzi

E che qualcosa stia bollendo in pentola lo conferma anche l’intervista di Davide Casaleggio al Corriere della Sera. Il figlio del co-fondatore Gianroberto, presidente di Rousseau, lancia un avvertimento ai vertici pentastellati: “Chi oggi guida l’azione politica del Movimento dovrà fare in modo di non gestire questo momento con arroganza o la larga parte contraria a questa scelta potrebbe allontanarsi”.

Quindi parole al miele nei confronti di Dibba: “E’ una persona che stimo, in grado di portare avanti con coerenza i principi e le battaglie del Movimento. Questa sua scelta dimostra per l’ennesima volta l’onestà intellettuale di Alessandro ed è proprio di questa coerenza che ha bisogno il Movimento”.

I dissidenti grillini in Parlamento hanno numeri ben diversi dal 40% degli iscritti Rousseau che ieri hanno votato ‘No’, ma la spaccatura e il rischio scissione agitano i leader M5S. Da tempo inoltre l’associazione guidata da Casaleggio si sta muovendo per organizzare gli iscritti e i territori, una sorta di movimento nel Movimento. 

E in Parlamento c’è già chi annuncia il suo ‘No’ all’accordo di governo. È il deputato Andrea Colletti, che in dissenso col risultato emerso dalla piattaforma si tira fuori, rischiando a questo punto l’espulsione: “Al 95 % non voterò la fiducia ad un governo Draghi. Poi mai dire mai perché bisogna vedere squadra e programma. Pensi che non ho nemmeno votato oggi su Rousseau”, ha spiegato ad Open. 

E’ servito a poco dunque l’ammonimento lanciato subito dopo la pubblicazione dei risultati da parte del reggente politico Vito Crimi, che all’ala “barricadera” del Movimento ha ricordato come “la democrazia nel Movimento 5 Stelle passa dal voto degli iscritti, che è vincolante. È un patto sottoscritto da tutti coloro che si sono candidati con noi”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia