Non solo X-Twitter, ma anche TikTok: nel mirino degli analisti delle dinamiche dei social media e dei loro algoritmi è finito il colosso cinese dell’intrattenimento online, che solo in Italia parla mensilmente a 20 milioni di italiani. La ricerca è stata fatta da un gruppo di leader del settore tech statunitense ed ha analizzato la tipologia di contenuti spinti dall’algoritmo di TikTok sugli utenti USA, distinguendo quelli che sul conflitto in Medio Oriente erano pro Palestina e quelli pro Israele. I risultati sono sconfortanti. “Per ogni visualizzazione dei contenuti pro-Israele, ci sono circa 36 visualizzazioni dei contenuti pro-Palestina”, ha dichiarato uno dei dirigenti aziendali coinvolti, Anthony Goldbloom. Lo stesso Goldbloom su X-Twitter ha snocciolato i dati raccolti: nei 30 giorni presi in esame i contenuti filo-palestinesi avevano raggiunto su Tiktok 447 milioni di visualizzazioni, contro i 16 milioni dei contenuti filo-israeliani, con una sproporzione che non si ritrova su nessun altro social network.

La diffusione di contenuti polarizzanti relativi alla guerra Israele-Hamas ha ridato fiato a quanti sostengono che il Partito Comunista Cinese utilizzi l’app come strumento di propaganda per influenzare il pubblico occidentale e acquisire i loro dati, tanto da arrivare a proporre il divieto d’uso negli Stati Uniti. TikTok non è l’unico social media ad essere messo sotto accusa per il modo con cui, attraverso gli algoritmi, affronta il conflitto tra Israele ed Hamas. Un numero significativo di importanti aziende statunitensi, tra cui Disney e Apple, ha messo in pausa la pubblicità su X nelle scorse settimane a causa delle preoccupazioni per la diffusione crescente di contenuti antisemiti, compreso un tweet del proprietario dell’azienda, Elon Musk. In tal senso va letto il viaggio che lo stesso Musk ha fatto la scorsa settimana in Israele, dove ha incontrato il premier Netanyahu.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva