A Yulia Navalnaja, vedova di Alexey Navalny morto in una infernale prigione al circolo polare artico, i bloggisti hanno dato un nome di battaglia: la “First Lady dell’opposizione” contro Vladimir Putin che siede sul trono del Cremlino da un quarto di secolo fra soldatini di piombo e oligarchi stramiliardari.
Yulia, una alta e stimata economista di 47 anni, non ha dubbi sulla morte del marito: “L’ha fato assassinare Putin con il Novichok”, un paralizzante. Dall’altra parte dell’oceano, Joe Biden Presidente degli Stati Uniti le faceva eco: “È Putin il responsabile della morte di Navalny”. Yulia ieri ha chiamando a raccolta gli oppositori attraverso i social con un discorso di grande impatto morale e politico: “Uccidendo Alexey, Putin ha ucciso metà di me, del mio cuore e della mia anima, ma ne ho ancora l’altra metà ed è quella che mi vieta di arrendermi. Chiedo, chiedo a tutti i russi di unirsi con noi per stringerci insieme in un unico formidabile pugno con cui spazzeremo via Putin con tutti i suoi compari e il suo maledetto regime di banditi in uniforme, ladri e assassini che hanno piegato il nostro Paese”.

La vicinanza

Questa donna colta, dotata di autorevole eleganza è stata sempre al fianco del marito sia quando era in fuga che nei processi farsa cui è stato sottoposto per anni, e andandolo a trovare a duemila chilometri da Mosca. Era con Alexey quando entrambi avrebbero potuto fuggire e salvarsi, ma avevano scelto di sfidare il regime anche a rischio della morte. Era con lui quando dichiarò davanti alle telecamere: “Putin deve capire che non ho paura di lui e che se io muoio, altri prenderanno il mio posto”. Fra i due coniugi l’intesa era stata raggiunta da tempo anche se la morte improvvisa ha colto il patriota durante l’ora d’aria.

La guerra al regime e il nuovo capitolo

Il referto dell’autopsia è stato rinviato sine die. Il primo illuminante referto dei sanitari del carcere è stato “morte improvvisa”. A Mosca in queste ore si arresta chiunque porti fiori ai memorial per Navalny, improvvisati agli angoli delle strade. Cinquecento sono già in galera e ma altri se ne stanno aggiungendo quelli corsi al cinema di Mosca per vedere il film “Il maestro e Margherita” tratto dal capolavoro di Bulgakov, ambientato nella Mosca degli anni Trenta durante la purga degli scrittori e giornalisti. Appena diffusa la notizia della morte di Navalny i cinema si sono riempiti e fuori sono scoppiati alcuni tafferugli. Yulia Navalnaja ha dichiarato guerra al regime guardando Vladimir Putin negli occhi. Per la prima volta migliaia di persone sono scese armate di fiori e di foto e si è aperto un nuovo capitolo della storia del popolo russo mentre il governo emetteva il divieto per i mutilati della guerra in Ucraina di circolare in centro per non dare uno spettacolo antipatriottico.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.