Non c’è solo l’offensiva russa, giunta ormai al 72esimo giorno, a creare problemi a Volodymyr Zelensky e al governo di Kiev. La guerra in Ucraina sta provando dopo oltre due mesi le prime proteste di piazza contro l’operato del presidente, definito da George W. Bush il “Winston Churchill della nostra epoca”.

Ancora più paradossale è che il luogo scelto per contestare il governo sia piazza dell’Indipendenza a Kiev, la celebre Maidan delle rivolte del 2014 contro la presidenza filo-russa di Viktor Yanukovich. A scendere in strada nella giornata di ieri sono state le mogli, le fidanzate e i fratelli e sorelle dei soldati del battaglione Azov, ultima baluardo della resistenza ucraina nell’acciaieria Azovstal di Mariupol.

Toni duri e contestazioni perché, secondo i familiari dei combattenti, il governo Zelensky non starebbe facendo abbastanza per risolvere l’assedio dell’impianto siderurgico, sotto costante bombardamento ormai da giorni.

Una manifestazione che ha vissuto momenti di tensione dopo l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno ricordato ai presenti che il Paese è “sotto legge marziale” e quindi “le manifestazioni sono proibite”. Un clima difficile anche per i giornalisti presenti nella piazza di Kiev.

Ai report, come testimoniato dal corrispondente dell’Ansa sul posto, è stato imposto di cancellare dei video che li riprendevano: “Potete filmare solo i civili”, è stato l’aut-aut delle forze dell’ordine ucraine.

A Maidan c’era anche Paolo Brera, giornalista di Repubblica, che ha raccolto le testimonianze di alcune delle donne presenti in piazza. “Siamo disperate, forse il nostro governo non vuole parlare di Azov e Mariupol… Stanno cercando di tapparci la bocca e di chiudere l’argomento Mariupol in modo che la gente non parli e si dimentichi della guarnigione militare. Non ci supportano”, ha raccontato la sorella di un soldato del battaglione Azov.

Le proteste, che ieri erano al secondo giorno consecutivo, erano nate grazie alla mobilitazione su Instagram del gruppo “Save Mariupol”, il cui profilo è stato poi oscurato.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia