Gennaro
Zes, la benzina del Sud che corre: anche il Mezzogiorno può attrarre

Lo abbiamo capito solo dopo: la Zes Unica non è un mero beneficio fiscale. È anche – forse soprattutto – un’occasione di racconto, di riscatto, di narrazione consapevole, di un Sud che chiede di essere considerato per quello che già rappresenta oggi e per ciò che ancor più potrebbe diventare. Nel 2024, 6.885 imprese del Mezzogiorno hanno presentato domanda per ottenere il credito d’imposta Zes. Il valore complessivo degli investimenti dichiarati ha superato i 9 miliardi di euro, a fronte di una dotazione iniziale di 1,8 miliardi. Un risultato clamoroso. Talmente forte da costringere il governo a trovare nuove risorse in corsa, per finanziare integralmente tutte le richieste ammissibili.
Un segnale che qualcosa si sta muovendo sul serio. Sul fronte autorizzativo, oltre 600 Autorizzazioni uniche sono state rilasciate dalla Struttura Zes, con tempi medi ridotti a 30 giorni. Una rivoluzione silenziosa, ma potentissima. Chi lavora con le imprese sa bene che il vero ostacolo non è la volontà di investire, ma la burocrazia che ti sfianca prima ancora di cominciare. Ecco, su questo fronte un cambio c’è stato. La Zes Unica oggi è concreta. Il credito d’imposta rafforzato consente alle imprese di recuperare fino al 60% degli investimenti. Lo sportello unico digitale semplifica l’iter autorizzativo in modo reale, riducendo i tempi a poche settimane. E ora c’è anche il nuovo bonus assunzioni per over 35: due anni di contributi azzerati per chi assume nel Mezzogiorno.
Sono segnali chiari. Misure che, insieme, iniziano a costruire fiducia. Perché il Sud può attrarre, può crescere, ma solo se alle parole seguono strumenti – e agli strumenti, scelte coraggiose. E poi c’è la parte che non sta nei decreti, ma nei fatti. Nel 2025 la Zes Unica ha fatto il giro d’Europa: dalla Fiera di Hannover, dove si è parlato di meccatronica e industria 4.0, a Praga, dove si è discusso di logistica e portualità. Non si tratta solo di promozione: si tratta di portare fuori dai confini italiani una nuova immagine del Mezzogiorno. Non più periferia assistita, ma piattaforma strategica per chi guarda al Mediterraneo, all’energia, all’innovazione. Vedere la Zes presentata come case study europeo di semplificazione amministrativa e rilancio territoriale significa, per una volta, giocare la partita da protagonisti. Sì, la Zes Unica è reale. Sì, funziona. Ma non è un pacchetto “plug and play”. Serve preparazione, serve metodo. Bisogna saper leggere le circolari, costruire business plan coerenti, capire le tempistiche.
Vale la pena provarci? La risposta è sì, qualora pronti a farlo bene. Le misure ci sono. Le finestre si aprono e si chiudono. I fondi – seppur aumentati – non sono infiniti. Questo è il momento per chi vuole investire, assumere, crescere. A volte, un buon incentivo può trasformare un’idea in realtà. Ma spesso è la visione a fare la differenza. La Zes Unica è uno strumento potente, ma come ogni strumento ha bisogno di mani capaci. Che siano mani che lavorano nel cuore di Napoli o nei laboratori di Lecce, nelle officine di Termoli o nei cantieri di Catania, poco importa. Ciò che conta è che il Mezzogiorno oggi ha un’occasione concreta per dire al mondo: siamo pronti.
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