Tutto rinviato a settembre. Slitta, quindi, la tanto attesa nomina di Nicola Gratteri come nuovo procuratore di Napoli. La pratica, votata all’inizio del mese da parte della Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, era attesa in Plenum prima della pausa estiva.

Consultando gli ordini del giorno dei Plenum già in calendario, la discussione sulla Procura di Napoli però non compare. Sul motivo dello slittamento non ci sono comunicazioni ufficiali da Palazzo dei Marescialli. Informalmente, il motivo sarebbe legato alla stesura dei pareri dei vari candidati che dovranno essere “a prova” di giudice amministrativo. Il Csm, dopo le recenti esperienze negative, vedasi quanto accaduto per la Procura di Roma, non può permettersi una nuova bocciatura da parte del Tar di un suo provvedimento di nomina di un incarico direttivo per “mancanza di motivazione”.

Ogni aspetto della carriera professionale dei vari aspiranti dovrà essere accuratamente vagliato e valorizzato. In Commissione per gli incarichi direttivi, comunque, per il procuratore di Catanzaro si erano espressi la togata di Magistratura indipendente, il gruppo conservatore delle toghe, Maria Luisa Mazzola, il togato indipendente Andrea Mirenda, i laici Daniela Bianchini (FdI) ed Ernesto Carbone (Iv). I togati Roberto D’Auria e Antonello Cosentino, il primo esponente del gruppo centrista Unicost, il secondo del raggruppamento progressista Area, avevano invece votato per i colleghi dei rispettivi gruppi associativi: il procuratore di Bologna Gimmi Amato e la ex procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe.

La Procura di Napoli è senza un capo da oltre un anno, da quando Giovanni Melillo venne nominato procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo sconfiggendo proprio Gratteri. La nomina a procuratore di Napoli per Gratteri sarebbe, allora, una sorta di riscatto dopo la delusione per la Dna. Il procuratore calabrese era stato sponsorizzato fortemente per l’incarico a via Giulia dai due Pm antimafia Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, all’epoca consiglieri del Csm.

“Gratteri in questo momento è l’unico magistrato effettivamente in prima linea contro la criminalità organizzata, in particolare la ’ndrangheta, più pericolosa e temibile che esiste” aveva dichiarato Di Matteo, sottolineando il rischio di possibili attentati nei suoi confronti “poiché in ambienti mafiosi ne percepiscono l’azione come un ostacolo e un pericolo concreto”. “In questa situazione – aveva aggiunto – una scelta eventualmente diversa suonerebbe inevitabilmente come una bocciatura e non verrebbe compresa da quella parte di opinione pubblica ancora sensibile al tema della lotta alla mafia e agli occhi dei mafiosi e risulterebbe come una pericolosa presa di distanza istituzionale di un magistrato così esposto”.

“È come se la storia non ci avesse insegnato nulla”, disse invece Ardita, ricordano “la tradizione del Csm di essere organo abituato a deludere le aspirazioni professionali dei magistrati particolarmente esposti nel contrasto alla criminalità organizzata, finendo per contribuire indirettamente al loro isolamento”. Se all’epoca l’esclusione di Gratteri potrebbe essere stata vista come la bocciatura del suo impegno antimafia, un ‘ribaltone’ a Napoli significherebbe che l’ufficio non è pronto per un magistrato dalla storia ingombrante come lui e che vuole una figura con un profilo diverso e meno mediatico. Comunque vada, il prossimo maggio Gratteri dovrà lasciare la Procura di Catanzaro per aver terminato gli otto anni, periodo massimo previsto per gli incarichi dirigenziali. Se tutto dovesse andare secondo le previsioni della vigilia, invece, per Amato, lo sfidante che in Plenum potrebbe raccogliere i maggiori consensi, si aprirebbero le porte della Procura generale di Roma.