È stata indubbiamente la decisione più discussa del suo operato al Ministero, presa poco più di un anno fa, il 3 luglio 2023, quando il Pantheon dopo secoli di storia, un giorno si svegliò e divenne a pagamento. L’ex Ministro della Cultura Sangiuliano sarà ricordato anche per questo, per aver imposto al tempio romano fondato da Marco Vipsanio Agrippa, e ricostruito da Augusto un biglietto da cinque euro (tre per i ragazzi tra i 18 e i 25 anni, gratuito invece per chi risiede a Roma).

Le critiche

Una decisione aspramente criticata da più fronti, persino dall’ex sottosegretario Vittorio Sgarbi che in quell’occasione parlò di “un conflitto interno con il Ministro”. “Credo che i musei dovrebbero essere aperti gratuitamente – precisò il critico d’arte -. Il biglietto di ingresso è una misura di abiezione commerciale dei valori spirituali che le opere d’arte rappresentano”.

Fu da quel giorno che dall’oculo della cupola smise di piovere acqua, per fare posto al denaro. A distanza di un anno, prima della fatale esplosione del caso Boccia, Sangiuliano era lì a vantarsi dei risultati economici. Il ticket di ingresso era stata “Una tappa nella strada di valorizzazione di uno dei siti più visitati”. Una decisione che ha inevitabilmente generato introiti importanti, circa un milione di euro al mese, “destinati alla valorizzazione del  luogo”: al momento della presentazione del piano infatti venne precisata la ripartizione degli incassi tra il Ministero, la Curia, e il Comune.

Lo scenario

Fino allo scorso dicembre, il suo spirito imprenditoriale ricordava che l’Italia era già molto generosa con i musei gratuiti, vantandosi di aver fatto pagare l’ingresso anche ad Elon Musk (“se non lo paga lui chi lo deve pagare?”). Ora, dopo le sue dimissioni, i turisti italiani sognano una riconciliazione con la cultura, ma per decidere di rinunciare all’incasso servirà ben più coraggio di quello avuto dal Genny.

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