Le tappe del caso
Le tappe della scomparsa di Kata e i ritardi sullo sgombero dell’ex Hotel Astor
Da due mesi si sono perse le tracce della piccola bambina peruviana. Crescono polemiche e sospetti sul ruolo degli occupanti della struttura, tra le responsabilità della Procura e quelle dell’amministrazione comunale

Fino a sessanta giorni fa la notizia di un bambino scomparso in città avrebbe potuto trovare spazio soltanto nelle pagine di un romanzo di Marco Vichi. Da sessanta giorni invece a Firenze questa vicenda è la triste realtà. Sono passati ormai due mesi da quando, il 10 giugno scorso, Mia Kataleya Chiclio Alvarez – per tutti “Kata” – una peruviana di 5 anni, è stata rapita dall’ex albergo Astor, occupato abusivamente da settembre 2022 e poi sgomberato il 17 giugno 2023, sette giorni dopo il fatto, quando ormai era evidentemente troppo tardi.
L’arresto dello zio e il racket criminale
Dopo mesi di annunci, smentite e vane attese, qualche giorno fa la Procura ha finalmente battuto un colpo arrestando lo zio e sequestrando i telefoni dei genitori della bimba.
Le regole, in quell’ex-hotel occupato, erano dettate da un racket criminale guidato da peruviani e romeni, che gestivano e controllavano le camere della struttura, riscuotendo rigorosamente a nero gli affitti dalle disperate famiglie “ospitate”.
L’ipotesi degli inquirenti è che la famiglia di Kata fosse coinvolta proprio in quel racket di affitti illegali e che dunque sia stata vittima di una ritorsione. Nello specifico lo zio di Kata è accusato – con altre tre persone – a vario titolo di estorsione, di tentativi di estorsione e rapina, di minacce ai danni di altri occupanti lo stabile per episodi documentati tra il novembre 2022 e il maggio 2023. Inoltre, ha accuse di tentato omicidio e lesioni gravi per l’episodio del 28 maggio scorso – pochi giorni prima della scomparsa di Kata – quando uno degli occupanti, ecuadoregno, temendo di essere ucciso, preferì lasciarsi cadere in strada dal terzo piano dell’edificio. Per fortuna l’uomo è poi miracolosamente sopravvissuto, ma la vicenda è emblematica del clima che si respirava in quei corridoi.
Il mancato intervento
Una situazione di degrado, quella dell’ex albergo occupato, tristemente nota a tanti a Firenze, ma che fino alla scomparsa di Kata non è stata ritenuta doverosa di intervento da parte degli uffici di viale Guidoni, sede della Procura di Firenze.
È emerso infatti che lo sgombero era stato richiesto dal Comune fin dall’avvio dell’occupazione, risalente al settembre 2022. Richiesta ignorata anche dopo il rapimento della piccola, se è vero come vero che si sono attesi altri otto giorni prima di dare la disposizione, sacrosanta, di liberare l’edificio. Perché non è stato firmato subito il decreto? Perché si è fatta passare una settimana in cui tutto può essere accaduto all’interno di quelle mura? Perché si è rischiato di compromettere qualche pista utile per le indagini? Non serve essere esperti di tecniche investigative o appassionati di serie tv poliziesche true-crime per sapere che i primi giorni sono quelli decisivi per il ritrovamento delle persone scomparse. In quelle ore invece, alle ispezioni all’interno dell’albergo si sono susseguite soltanto decine di ipotesi, battute via via dalle agenzie di stampa: “i cani molecolari continuano a segnalare la presenza di Kata nei pressi dell’hotel”, “forse vista su un bus a Bologna”, “alla base del possibile rapimento una resa dei conti”, “Kata rapita per sbaglio, si parla di scambio di persona”.
I pochi elementi e quel video
Decine di testimoni e presunti tali sono stati sentiti dagli inquirenti. Ma non è emerso niente di veramente concreto.
Al momento però la nebbia è fitta e le certezze sono praticamente nulle, di definito ci sono solo pochi elementi emersi subito dopo la scomparsa di Kata e sono forniti da una delle 1500 telecamere a disposizione delle autorità su tutto il territorio fiorentino. Quella che punta sul lato di via Boccherini dell’edificio ha ripreso quelle che ad ora sono le ultime immagini di Kata prima del rapimento. L’orologio segna le 15.01. Si vede Kata insieme ad alcuni bambini, tra cui suo fratello, che rientrano dopo alcuni secondi. Alle 15.13 Kata viene inquadrata di nuovo, da sola, mentre scende verso il cortile. Da quel momento ha inizio il mistero: Kata non si trova più. La mamma Kathrina Alvarez farà la prima telefonata di emergenza alle 18.41, in serata formalizzerà la denuncia, dando il via all’iter dedicato alle persone scomparse. Il padre, Miguel Angel Romero Chiclio, è in quel momento detenuto nel carcere di Sollicciano per furto, ma viene fin da subito scarcerato per contribuire alle indagini sulla scomparsa della figlia.
Le responsabilità
E se anche non tutti hanno avuto la chiarezza di Matteo Renzi, che ha definito la Procura “moralmente responsabile del mancato sgombero dell’ex hotel. Una responsabilità atroce”, sugli errori dei magistrati in pochi hanno sollevato dubbi. Anche Michele Giuttari, capo della squadra mobile di Firenze ai tempi dell’inchiesta sul “mostro”, intervistato sulla vicenda dalla Nazione, punta l’indice sui ritardi della Procura: avrebbero dovuto chiudere l’ex Astor subito e non aspettare così a lungo. C’è però anche chi ha ipotizzato che alcune responsabilità siano da ricondurre all’amministrazione comunale. Nei giorni successivi alla scomparsa, infatti, dai banchi della Lega in consiglio comunale si annunciavano interrogazioni al ministro Nordio perché fossero chiarite le responsabilità dei ritardi. Ma da Palazzo Vecchio hanno fin da subito ricordato la richiesta di sgombero di settembre 2022. Inspiegabilmente ignorata dalla Procura.
Intanto Firenze assiste distratta al lento evolversi della vicenda. Trenta giorni fa, ad un mese dalla scomparsa, l’associazione Penelope aveva organizzato una manifestazione per chiedere alla città di non abbassare la guardia (semmai l’avesse alzata). In quell’occasione avevano risposto all’appello un centinaio di persone, metà peruviani e metà fiorentini; tra loro ovviamente i genitori di Kata. Uno sparuto gruppo di persone che chiedeva verità e giustizia. “Avremmo voluto assistere a una risposta decisamente diversa da una città che da sempre rappresenta un baluardo della difesa dei diritti civili e della tutela dei cosiddetti ultimi. Nessun rappresentante delle istituzioni è qui stasera. Non riconosco più la mia Firenze” aveva detto quella sera una manifestante. Stasera è la notte di San Lorenzo, le stelle cadenti susciteranno i desideri di tanti fiorentini che scruteranno il cielo col naso all’insù. Sarebbe bello che tutti avessero lo stesso pensiero: Kata deve tornare a casa.
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