A poche centinaia di metri dal vocazionario del nuovo santo di Napoli, don Giustino Maria Russolillo, si vive nel panico, con residenti quasi barricati in casa e stese, pestaggi e agguati tra gruppi rivali di camorra che si ripetono con una frequenza raccapricciante nella quasi totale indifferenza delle istituzioni. Siamo a Pianura, periferia occidentale di Napoli, nella zona delle case popolari di via Evangelista Torricelli. Qui da decenni esistono piazze di spaccio e, nonostante la costante attività repressiva delle forze dell’ordine, le poche famiglie malavitose continuano a sopravvivere e a condizionare la quotidianità delle tante famiglie oneste.

“Da un mese e mezzo sparano almeno tre volte a settimane, io personalmente ho assistito a tre raid solo nell’ultimo mese” spiega Pasquale (nome di fantasia), un abitante delle case popolari che chiede di restare anonimo per motivi di sicurezza. “Non è che non ci fidiamo dello Stato ma io sono nato qui più di 30 anni fa e ad oggi non è cambiato nulla. Non è stato fatto niente. Abbiamo paura di tornare la sera a casa, abbiamo paura di far scendere in strada, soprattutto ora che è estate, i nostri figli, abbiamo paura di affacciarci addirittura fuori al balcone di casa perché, come già capitato in passato, basta poco per ritrovarsi in un guaio”.

Pasquale racconta di proiettili trovati in casa, di persiane bucate dalle pistolettate di giovani che in testa non hanno nulla. Di bambini consapevoli della situazione sempre più incandescente che decidono autonomamente di tornare a casa già a partire dal pomeriggio perché in strada è “troppo pericoloso, si spara all’improvviso“. Nella zona di via Torricelli ad oggi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli affari illeciti sono controllati dal gruppo Carillo-Perfetto che si contrappone a quello degli Esposito-Marsicano-Calone che insiste nella zona di via Napoli ma ha parenti e sodali anche nelle famigerate case popolari costruite dopo il terremoto in Irpinia. Negli ultimi tempi si spara anche dall’alto, da una sorta di “poligono a cielo aperto” che affaccia sulle case popolari. Si trova in via Cannavino dove i pistoleri di turno dal muretto che costeggia la strada lasciano partire raffiche di piombo in direzione delle abitazioni dei rivali. E poco importa se nel mirino, sbagliato, finiscono le residenze delle persone innocenti.

Come state vivendo in queste settimane dove si sta sparando quasi ogni giorno?

“Viviamo con il terrore che da un momento all’altro possa uscire un gruppo di persone armate da un palazzo o dalle auto, rubate, parcheggiate lungo la strada per compiere un agguato, una stesa. Da tempo qui non si capisce più nulla: anche i pestaggi sono all’ordine del giorno.

Chi viene picchiato?

“Chi si comporta male secondo loro (i clan, ndr). Parenti dei rivali, pusher autonomi, specchiettisti di turno che mandano messaggi quando gli obbiettivi sono in strada”.

C’è un orario specifico quando avvengono le stese?

“Solitamente sparano la notte ma ultimamente anche in tarda mattinata, nel pomeriggio, anche quando ci sono persone in strada, bambini che giocano a pallone che poi scappano terrorizzati”.

La mira spesso è sbagliata…

“Nell’ultima stesa di tre sere fa, hanno colpito il balcone che si trovava al piano di sopra della casa designata dove vive con la nonna il figlio di un ras detenuto da qualche anno. Poi non contenti sono andati a sparare anche contro la casa dove vive la moglie di questo esponente del clan”.

Hai mai assistito a questi raid armati?

“Ho assistito a più di una stesa, solo tre nell’ultimo mese. Spesso perché capita  che sparano quando siamo affacciati al balcone a fumare una sigaretta o ci troviamo in strada”.

E la tua reazione quale è stata?

“Scappare. Rincasare subito e sperare che vada tutto bene. Sono sempre gli stessi alla fine che sparano, persone tutte vestite di nero che viaggiano a bordo di due-tre scooter”.

Le forze dell’orine le chiamate?

“Si ma spesso o arrivano dopo un po’ o quando arrivano trovano poco o nulla perché poi c’è sempre qualcuno che esce in strada a ripulire, per evitare i rilievi. Negli ultimi tempi, inoltre, mi sorprende la scarsa affluenza delle forze dell’ordine in questa zona. Cioè sanno che stanno sparando e che hanno alzato il tiro ma a parte qualche controllo occasionale, poi si vedono davvero poche volanti o gazzelle”.

Queste persone che sparano le vedete praticamente ogni giorno.

“Più o meno si. Ieri mattina giravano due persone vestite di nero su uno scooter, credo fossero armate. Cercavano probabilmente qualcuno”.

Come si fa a vivere così?

“Eh bella domanda. C’è l’ansia quando si torna a casa. La sera quando sono in auto accendo la luce all’interno. Se ho un cappello lo tolgo. Faccio in modo di farmi riconoscere perché basta poco, pochissimo, per l’errore di persona. Ed è successo, credimi”.

L’ultima volta?

“Qualche sera fa un mio amico è tornato a casa in moto. Stava parcheggiando quando si è ritrovato quattro persone armate che gli stavano sparando, poi una di loro lo ha riconosciuto e ha interrotto gli altri. Credimi è tutto vero, lui trema ancora dopo giorni”.

Che appello rivolgi allo Stato?

“Di farsi vedere, di fare qualcosa di concreto per Pianura in generale ma soprattutto per queste zone abbandonate. Non è possibile che un padre di famiglia deve vivere costantemente con la paura che possa accade qualcosa a suo figlio. Anche i bambini ormai sono rassegnati. Alcuni di loro, a partire già dal pomeriggio, decidono autonomamente di salire in casa perché la situazione non è buona”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.