“Dobbiamo gridare basta a questa faida di baby killer che neanche sanno ciò che fanno”. Chiede giustizia Anna Grimaldi, madre di Antonio Zarra (nella foto al centro), il 26enne ucciso il 20 agosto scorso a Pianura, periferia occidentale di Napoli, colpito con ben sette proiettili “solo per amicizie pericolose?”. La donna a quasi due mesi dalla morte del figlio lancia, attraverso la pagina social Pianura e Dintorni, un appello agli investigatori affinché facciano quanto prima luce sulla morte di un ragazzo barbaramente giustiziato da due killer a piedi dopo aver accompagnato a casa la compagna con il figlioletto di due anni.

Tonino, così come veniva chiamato dagli amici, stava andando a parcheggiare l’auto quando è stato travolto dalla pioggia di piombo. Dieci i proiettili esplosi dai sicari, sette quelli andati a segno. Zarra, il “gigante buono“, ha provato a resistere durante il trasporto in ospedale ma il suo corpo non ce l’ha fatta ed è morto poco dopo l’arrivo al pronto soccorso del San Paolo.

Tonino, che aveva un precedente per droga, avrebbe pagato alcune amicizie borderline nel gruppo Perfetto-Carillo (che a Pianura si contrappone ai Calone-Esposito) ed è stato ucciso da killer sempre più spietati e senza cervello. Perché a Pianura, così come in tante altre zone di Napoli e provincia, basta un niente per far scattare una sentenza di morte. Anni fa, il 13 dicembre 2015, nello stesso quartiere venne ucciso Raffaele Pisa (nella foto a sinistra), 32 anni. La sua colpa? Avere un fratello con precedenti per spaccio e conoscere alcuni esponenti del clan avverso perché abitavano nella stessa zona. Così i killer, nel dubbio, lo hanno ucciso perché sospettavano che in quel circolo ricreativo che stava aprendo volesse mettere in piedi una piazza di spaccio. Circostanza poi smentita dalle indagini.

Pochi giorni fa a Ponticelli, periferia est di Napoli, un ragazzo di 23 anni, Carmine D’Onofrio (nella foto a destra), è stato giustiziato in circostanze simili a Tonino Zarra. Anche lui stava tornando a casa insieme alla compagna, incinta di otto mesi. Ha parcheggiato l’auto lungo la strada mentre la fidanzata lo aspettava davanti all’ingresso della palazzina, poi appena è sceso dalla vettura è stato travolto da sette proiettili, tutti andati a segno. La sua colpa? Era il figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Antonio, un boss in carcere da 15 anni. Era incensurato, non aveva legami con la criminalità organizzata. Certo, conosceva la famiglia del padre, con il quale aveva un buon rapporto, ma non è mai stato coinvolto negli affari illeciti del clan. E’ stato ucciso presumibilmente per una vendetta trasversale nella guerra tra i De Micco-De Martino e i De Luca Bossa-Minichini-Casella.

Non si dà pace la madre di Zarra dopo il barbaro omicidio. “Per cosa? Perché? Qualsiasi cosa possa aver fatto, detto, non c’era rimedio? Soluzione? Un’altra punizione? C’è qualcosa che giustifica tutto questo? Continuo a ribadire che non penso sia così. Uccidere come un boss un ragazzo innocuo, non un killer, a pro di che? Dilemma assoluto”. Poi un messaggio a chi potrebbe dare un contribuito importante nelle indagini sulla morte del 26enne: “Preghiamo e facciamo un po’ tutti un’esame di coscienza, ognuno è colpevole di ciò che sa e non dice, non lo dimentichiamo mai”

La lettera integrale inviata alla pagina social “Pianura e Dintorni“:

Accade quasi sempre così, all’inizio di un evento brutto o bello che sia si parla tanto, si dicono così tante cose e poi quando passano giorni, settimane, il nulla cosmico, come se mai niente fosse successo. Ed è questo che è successo a mio figlio ed è questo che succede all’ordine del giorno per questi ragazzi uccisi dalla malavita, purtroppo. C’è chi neanche dinanzi alla morte di un giovane riesce a purificare la propria anima, chi critica, chi finge di conoscere, chi piange, chi si volta dall’altra parte. Dopo tanto mormorio poi cala il silenzio.

Ed io in questo mese e mezzo ho sentito di tutto, ho visto falsità nelle persone, ho letto solo stupidaggini e ho tenuto tutto dentro, chiuso dentro me, ed ora dico Basta, ho bisogno di urlare, di chiedere giustizia, di voler conoscere la verità.

Ma mi chiedo può un ragazzo di solo 26 anni, di buona famiglia, amato da tutti, un ragazzo che aveva tutto, con un figlio piccolo di appena due anni e mezzo, essere massacrato, assassinato, colpito con 10 proiettili solo per amicizie pericolose? Può mai essere giustificato un gesto cosi folle per questo? Questa può mai essere una risposta rasserenante per una mamma? Posso mai trovare pace? Io gli ho donato la vita ed un’altra persona gliel’ha tolta, come posso continuare a vivere ? Come posso?

Arriva durante la notte cosi inaspettata, subdola, veloce, senza troppi malintesi, la notizia del massacro a mio figlio, un ragazzo incensurato, e fuori dal ramo camorristico..un figlio sottratto per sempre ad un genitore, un padre strappato ad un figlio, un amico in meno, un fratello che non c è più, un compagno di vita da non poter più abbracciare. Per cosa? Perché? Qualsiasi cosa possa aver fatto, detto, non c’era rimedio? Soluzione? Un’altra punizione? C’è qualcosa che giustifica tutto questo? Continuo a ribadire che non penso sia così. Uccidere come un boss un ragazzo innocuo, non un killer, a pro di che? Dilemma assoluto.

Forse le risposte non basteranno mai, non mi daranno ciò che mi hanno tolto per sempre, io non lo rivedrò, riabbraccerò mai più. Ma chiedo giustizia con le lacrime agli occhi e la voce ormai rotta dal pianto, che da settimane prevale, lo chiedo per me, per mio marito, per mio nipote, per la nostra famiglia, per credere che forse qualcosa di “buono” ancora c’è. Ma lo chiedo soprattutto per mio figlio, chiedo giustizia per lui, perché non meritava una morte simile, perché mio figlio era un buono, un gigante buono e chi l’ha conosciuto lo sa.

Noi tutti dobbiamo gridare basta, basta a questa faida di baby killer che neanche sanno ciò che fanno, basta vivere con la paura di uscire, con il timore di portare i nostri figli fuori, dobbiamo vivere ed essere liberi di fare ciò che si vuole.

Hanno distrutto la mia famiglia.. ed io voglio urlare aiuto anche per tutte le famiglie che stanno provando il mio stesso dolore. Preghiamo per un mondo migliore, per una giustizia che presto si speri arrivi, per far sì che questo non accada più. Preghiamo e facciamo un po’ tutti un’esame di coscienza, ognuno è colpevole di ciò che sa e non dice, non lo dimentichiamo mai.

Toni a mamma ti amo e amerò per sempre ovunque tu sia… non mi arrenderò. Continuerò a vivere per te. Voglio solo giustizia per mio figlio.

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.