La mattina l’agguato al padre, Vitale Troncone, 53 anni, tutt’ora ricoverato in condizioni disperate all’ospedale del Mare di Napoli, nel tardo pomeriggio il fermo del figlio, Giuseppe Troncone, 24 anni, per rapina e lesioni personali, aggravata dal metodo mafioso, avvenuta a inizio ottobre.

La Procura e la Squadra Mobile di Napoli giocano d’anticipo nel tentativo di evitare una nuova scia di sangue in un quartiere, come quello di Fuorigrotta, area flegrea di Napoli, dove in meno di un anno si è acuito lo scontro tra clan rivali tra omicidi, agguati e stese intimidatorie. In attesa della convalida del fermo prevista per i prossimi giorni, Giuseppe Troncone è temporaneamente in carcere con gli inquirenti intervenuti d’urgenza per evitare una possibile vendetta dell’omonimo clan dopo l’omicidio del cugino Andrea Merolla, 30 anni, ucciso lo scorso 10 novembre sempre in via Caio Duilio nei pressi di un distributore di benzina distante appena dieci metri dal bar di famiglia dove si è consumato l’agguato avvenuto nelle scorse ore contro il boss Vitale Troncone.

Oltre a Troncone jr, lo stesso Merolla era gravemente indiziato della rapina avvenuta la sera del 2 ottobre scorso a Fuorigrotta quando i due si sarebbero resi responsabili del pestaggio di due uomini: una delle vittime sarebbe stata colpita più volte con il calcio di una pistola tanto da procurargli un indebolimento permanente di un organo e poi gli sarebbe stata rapinata l’auto sulla quale viaggiava.

Troncone jr già in passato è stato coinvolto in episodi di violenza. Nel novembre del 2017 in seguito a una rissa nelle zone della movida di Chiaia con alcuni rampolli del clan Formicola di San Giovanni a Teduccio, e in particolare il giovane Gaetano Formicola detto “Pezzotto“, esplose da terra alcuni colpi d’arma da fuoco ferendo cinque coetanei. Arrestato e condannato in primo grado a dieci anni con le accuse di tentato omicidio e porto e detenzioni di armi, in Appello i legali (Antonio Abet e Antonio Liguori) ottennero l’assoluzione con Troncone che venne condannato a due anni per rissa (con pena sospesa).

Dallo scontro con i rampolli dei Formicola, nato con l’acquisto di bottiglie di champagne e di superalcolici nelle discoteche napoletane, a quello in corso nel quartiere di Fuorigrotta dove dopo l’omicidio di Antonio Volpe, 77 anni, avvenuto lo scorso 15 marzo 2021 in via Leopardi, sono saltati gli equilibri e la pace tra clan che guadagnano migliaia di euro soprattutto con le gare del Napoli allo stadio Maradona. Dai parcheggi abusivi allo spaccio di droga al racket delle bancarelle fino al furto di scooter e auto parcheggiate nei pressi dell’impianto di Fuorigrotta. Un giro di affari che vede coinvolto anche il clan Bianco (cui era legato Volpe), rientrante sotto l’orbita del clan Mazzarella che nel quartiere flegreo aveva come riferimento la famiglia Zazo.

Sull’omicidio Volpe sono in corso le indagini ma la pistola utilizzata dai killer venne ritrovata in un giardino non molto distante dalla zona considerata dagli investigatori sotto il controllo del clan Troncone. Lo stesso reggente nelle settimane successive venne intimidito con una stesa andata in scena nei pressi della strada dove risiede.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.