Da una decina d’anni coltivo insieme a una comunità di politici, intellettuali, attivisti, semplici cittadini quali poi tutti siamo un’idea per il Presidente della Repubblica. Non capisco perché anche in questi giorni non venga presa in considerazione, e presa in considerazione seriamente e non solo come candidatura di bandiera. È un nome semplice: Luigi Manconi, classe 1948, sardo di Sassari, ex portavoce dei Verdi e ex senatore del Pd, per me è l’uomo perfetto per svolgere un ruolo complicato come quello di Presidente della Repubblica, e dall’altra parte ha tutte le caratteristiche per ottenere un consenso vasto di una vasta schiera di parlamentari.

Ha una evidente credibilità istituzionale. Da Presidente in carica della Commissione dei diritti umani al Senato ha svolto un’attività esemplare su temi delicati come il carcere, l’immigrazione, la questione della discriminazione dei rom, il diritto alla cura, le tossicodipendenze… con una capacità incredibile e un’efficacia che gli viene riconosciuta da chiunque. È un politico dell’area progressista che ha una legittimazione anche da parte del centrodestra, soprattutto dei liberali intellettualmente onesti. È soprattutto un garantista, un profondo conoscitore della Costituzione, e un difensore strenuo dello stato di diritto. È stato il politico che si è battuto di più e con più costanza per ottenere giustizia nei casi di malapolizia italiana: da quello di Federico Aldrovandi a quello di Stefano Cucchi. Senza di lui, le cose sarebbero probabilmente andate diversamente, e le denunce non avrebbero avuto questa visibilità e questo valore politico. Non si sarebbero condannati i colpevoli.

È un lavoratore instancabile. Chiunque l’abbia frequentato il Senato, chiunque abbia fatto parte dei mille progetti che ha seguito, sa quanto sia meticoloso e efficace. È stato uno dei primi a riflettere sulla stagione degli anni 70 arrivando a posizioni non violente. È stato un dirigente dei Verdi, quando i Verdi rappresentavano la vera novità della politica europea. Se oggi fosse vivo Alexander Langer, forse Manconi voterebbe per lui come Presidente della Repubblica. È laico, ma ha avuto una lunga formazione cattolica, e sa relazionarsi in modo non strumentale con il mondo cattolico. È un mediatore, anzi – come dichiara lui stesso – è un mediatore convinto che si possa e si debba sempre mediare anche quando ogni elemento sembra indicare il contrario.

Gli interessano i deboli, ma evita di strumentalizzare le loro battaglie. Ha riflettuto e continua a riflettere, a scrivere e intervenire, sui temi etici come l’eutanasia o la fecondazione assistita, con una profondità di analisi che non cerca mai soluzioni comode, né alimenta facili schieramenti. Fin da giovane si è dedicato alle battaglie sul lavoro. Se oggi per i politici la classe operaia è un fantasma, pensa che le rivendicazioni dei lavoratori non siano semplicemente da ascoltare, ma siano fondanti del tessuto civile del nostro paese. Insomma, quale è la ragione per non votarlo?