Allerta rossa. E non è maltempo. La minaccia oggi non viene dal cielo ma è a terra, anzi: sotterranea. I guastatori di professione, i “fascisti col fazzoletto rosso”, come li chiamava Berlinguer, sono tutti convocati. Gruppi, gruppuscoli e sigle variopinte incombono sulla sicurezza dei cortei del 25 aprile. Ma non solo su quelli: una nebulosa del caos, un arcipelago del disordine che va dalle sigle anarchiche ai Propal si va ormai infiltrando puntualmente tra università e centri sociali, edifici occupati e fabbriche, riversando nei cortei e nelle manifestazioni di piazza un magma indistinto di facinorosi e violenti. Le Prefetture di Roma e Milano hanno da tempo convocato i tavoli per la sicurezza delle rispettive città e innalzato il livello di guardia.

A gridare la loro rabbia antifascista saranno sigle e associazioni che preannunciano di voler dirigere la loro protesta contro due governi “fascisti”: quello italiano e quello israeliano. Mal celando il loro antisemitismo dietro alla foglia di fico dell’anti-sionismo, hanno fatto sapere che mal tollereranno la presenza di bandiere con la Stella di Davide in piazza. E pazienza, se la Brigata Ebraica è da sempre una delle formazioni che, stando alla storia, ha contribuito davvero alla Liberazione. Poco importa che il sionismo sia stato, con Teodor Herzl, una corrente collettivistica del socialismo marxista.

Di nessun interesse il fatto che Israele sia l’unica democrazia pluralista in Medio Oriente, e l’unico paese in quella regione in cui tutti i diritti e le libertà sono garantite. La Relazione semestrale dell’Intelligence, presentata al Parlamento da Parente, Caravelli, Mantovano e Belloni indica che la “galassia del disordine” vuole ricondurre la lotta sotto il pretesto di quel che accade in Medio Oriente.

La Rete dei Comunisti minaccia di surriscaldare l’atmosfera. Insieme con Cambiare Rotta, Organizzazione Giovanile Comunista, ha stampato e affisso a Roma e Milano manifestini dove i terroristi di Hamas, con le loro divise islamiche, sono affiancati ai partigiani che hanno liberato l’Italia il 25 aprile.

L’insulto alla memoria arriva dopo che il 27 gennaio scorso la senatrice Liliana Segre era stata aggredita da parte di Mohammed Hannoun dell’Associazione palestinesi in Italia, per il quale: “La senatrice Segre dubita che si possa chiamare genocidio, perché c’è una esclusiva riservata alla loro lobby”, e quello alla Brigata Ebraica dell’attivista Franca Caffa, secondo cui la Brigata “non avrebbe titolo per partecipare al corteo del 25 Aprile”. È da un pezzo che gli estremisti si coordinano in aggressioni non solo verbali.

Le occupazioni delle università e gli episodi di violenza si contano a fatica. A metà novembre un gruppo di studenti dell’università di Genova aveva occupato la facoltà di Lettere e Filosofia in solidarietà con il popolo palestinese. E poi Napoli, dove i ragazzi hanno occupato l’Università Orientale, ancora una volta a sostegno della Palestina. “Fino alla vittoria” si leggeva sul drappo appeso al balcone centrale di Palazzo Giusso.

Così è stato a Bologna, sempre a novembre scorso, dove “gli studenti e le studentesse di Unibo hanno risposto alla mobilitazione in tutta Italia in solidarietà alla resistenza palestinese”, avevano avuto modo di spiegare in una conferenza. A Roma la rete degli Studenti comunisti e il Movimento studenti palestinesi (ma quanti sono, viene da chiedersi, questi studenti palestinesi in Italia?) hanno impedito a marzo al giornalista David Parenzo di parlare.

Sempre in nome della democrazia e della libertà. Gli atenei di Roma, Napoli, Genova, Torino, Bologna, Pisa, Bari e Macerata hanno visto svolgersi occupazioni e presidi, lezioni saltate e sit-in nei cortili per impedire la didattica. O lo svolgimento di pericolosi dibattiti a più voci. Talvolta imponendo – l’ultimo caso è stato all’università degli studi “Aldo Moro” di Bari – di proseguire i progetti di scambio accademico con Israele. Il sentimento antiebraico, antisemita e antiamericano è diffuso negli ambienti antioccidentali che riuniscono in un unico pulviscolo oltranzisti, fanatici ed estremisti islamico-radicali, spesso ammantati da una spruzzata di rosso.

Si teme per il degenerare di scontri a Roma e per la manifestazione nazionale di Milano. Il Movimento degli studenti palestinesi, che a Roma ha annunciato la sua presenza a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana, potrebbe cogliere l’occasione per un’azione dimostrativa. “Quest’anno la Liberazione non può essere all’insegna di una sfilata ipocrita. È in corso un genocidio in Palestina, quindi non permetteremo che sia esposto e associato alla Resistenza nessun simbolo sionista”, spiega la presidente del movimento studentesco, Maya Issa.

Nel capoluogo milanese, a garantire la sicurezza ci sarà il dispositivo predisposto dal questore Giuseppe Petronzi dopo il comitato per l’ordine e la sicurezza dei giorni scorsi presieduto dal prefetto Claudio Sgaraglia a cui ha partecipato anche il presidente milanese dell’Anpi Primo Minelli. Un dispositivo che tiene conto anche che più o meno alla stessa ora del corteo a poche centinaia di metri di distanza, all’Istituto dei Ciechi il segretario della Lega e vicepremier Matteo Salvini presenterà il suo libro ‘Controvento. L’Italia che non si arrende’. Altro momento di massima allerta.

La galassia anarchica, mobilitata per i processi in cui sono imputati alcuni anarchici, rende ulteriormente pesante l’atmosfera. La Federazione Anarchica Informale è la sigla che accomuna le singole cellule. Ieri notte a Roma è stata danneggiata una banca, mentre un’automobile è stata fatta bruciare su via Tuscolana e altri incidenti, tra vetrine infrante e cassonetti dati alle fiamme. Episodi ascrivibili, secondo le forze dell’ordine, alla matrice anarchica. E sempre gruppi aderenti alla FAI ieri hanno tentato di dare vita a un corteo di solidarietà “al fianco di Anna (Beniamino ndr) e Alfredo (Cospito ndr), per l’udienza del processo Scripta Manent”.

Torna dunque d’attualità la protesta contro la Fiocchi Munizioni di Lecco. Gli anarchici sono stati in presidio davanti alla corte di Cassazione per una “giornata in solidarietà con i prigionieri rivoluzionari e contro lo stato di guerra permanente”. Di permanente c’è lo stato di allerta su cui le forze dell’ordine devono vigilare. “Bisogna aver paura dei lupi solitari più che dei gruppi organizzati”, dice al Riformista l’ex dirigente dei servizi segreti, Marco Mancini. “I gruppi anarchici al momento non hanno mai commesso nulla di eclatante, il vero pericolo viene dall’attivazione autonoma di singoli elementi, motivati dalla tensione internazionale a compiere attentati verso obiettivi ebraici”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.