Egregio Direttore,

Trovo oltremodo disonesto il titolo dell’articolo apparso sul suo giornale: “Alma Fazzolari trova una poltrona in FiberCop (controllata dal Mef)”.
Questo titolo lascia intendere che io sia stata assunta in FiberCop in modo discrezionale poiché la società è controllata dal Mef ed io sono la sorella del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Una ricostruzione falsa e diffamatoria, carica di sessismo e malafede, di cui chiederò conto nelle sedi opportune.

Intanto però voglio chiarire alcune cose: mi sono laureata in Astrofisica nucleare alla Sapienza di Roma con 110 e lode all’età di 23 anni, ho conseguito l’Executive Master in Business Administration presso la Luiss, lavoro nel campo della telefonia fin da giovanissima, sono dipendente del gruppo Tim dal 1992.
Nel 2001 sono diventata la prima Dirigente Donna dell’intera Rete Tim. In più occasioni ho rappresentato il mondo Telco come delegata Asstel per ambiti 5G, e nei confronti del mondo Automotive.

Tutto quello che ho ottenuto l’ho raggiunto da sola, con il mio lavoro, senza conoscenze né raccomandazioni né scorciatoie di sorta.
E ben poco avrebbe potuto fare mio fratello in questo percorso più che trentennale, posto che è diventato sottosegretario solo due anni fa.
Chi scrive la notizia, dipingendola addirittura come “top secret”, che avrei “ottenuto una poltrona” in FiberCop evidentemente ignora che, in seguito allo scorporo della rete Tim, l’Azienda è stata di fatto suddivisa tra Tim e FiberCop nella quale sono confluiti circa 20mila dipendenti Tim in funzione delle mansioni già esercitate.
Quindi la fantomatica poltrona che avrei trovato non è altro che la mia, quella che già avevo da decenni in quanto Dirigente Tim. O forse chi scrive ritiene che sarebbe stato giusto licenziare solo me?

Alma Fazzolari

La dottoressa Fazzolari ha ragione e io non posso che scusarmi con lei per come l’informazione è stata trattata dal nostro giornale. So, per lunga esperienza, quanti danni possa fare una notizia con una titolazione fuorviante e sbagliata, che lascia spazio a interpretazioni surrettizie e malevole. Il Riformista cerca di stare sempre lontano da questo modo di procedere; in questo caso siamo caduti nel tranello del peggiore e più vieto luogocomunismo. Me ne scuso ancora con la dottoressa Fazzolari, oltre che con i nostri lettori, che meritano sempre un’informazione di qualità.

Claudio Velardi

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