“Buon rientro a tutti e buon lavoro, ci aspetta un anno importante, non saranno sempre giornate di sole, arriveranno le nuvole e le tempeste, andremo dritti per la nostra strada senza arrenderci mai, senza indietreggiare perché dopo la tempesta alla fine torna sempre il sole”, scrive Meloni su Instagram. Parole evocative, carismatiche: quelle con cui un leader motiva i suoi.

Stavolta però non è Giorgia ad averle pronunciate, ma la sorella Arianna. Quella che qualcuno definisce come il suo alter ego più calibrato, più riflessivo. E che invece alter ego non è, perché le differenze tra le due sorelle – Arianna è più grande di due anni – ci sono e si apprezzano. Soprattutto adesso che una fase nuova si è aperta.

Arianna esce allo scoperto. I suoi profili social, dedicati prima alle amiche, alla palestra, ai viaggi, adesso ospitano foto in tailleur e una impostazione istituzionale. Il marito, Francesco Lollobrigida, negli scatti social non compare. Adesso d’altronde anche Arianna ha il suo posto di peso nel partito. Non è più solo “sorella di” e “moglie di”. Gli anni da “precaria della politica” alla Regione Lazio, sono alle spalle. Lei precisa: “L’incarico alla segreteria politica del partito lo svolgevo già da tempo, adesso è solo stato formalizzato”. Dunque, apparentemente, nessun passo indietro chiesto a Donzelli. “Ho ricevuto tantissime attestazioni di stima”, dice ancora Arianna Meloni, che precisa: “Il nuovo dipartimento che seguirò è quello delle adesioni a FDI”.

Il gate di ingresso nel partito che sta facendo da asso pigliatutto tra partecipate, enti locali e nomine pubbliche è certamente un ruolo di responsabilità. Ma sono in molti, come il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, ad attribuire a questo incarico una sorta di chiusura a riccio della ‘Fiamma magica’. Un arroccamento, insomma, più da clan famigliare che da primo partito in Parlamento. Che succede a via della Scrofa? “Il gruppo dirigente tradizionale era costituito dai Gabbiani di Fabio Rampelli, con cui i rapporti si sono molto raffreddati. Evidentemente adesso Meloni non si fida più di nessuno, se non dei famigliari”, riassume per noi il professor Fabio Torriero, un profondo conoscitore della destra che oggi insegna comunicazione politica alla Lumsa di Roma.

E ci si è messo perfino il giurista più autorevole, Sabino Cassese, che sul Corriere gliene ha cantate quattro: la democrazia interna va rispettata, le regole valgono per tutti e da troppi anni FDI non svolge alcun congresso, la sintesi dei suoi argomenti. Inconfutabili. Non si può trattare quei partiti che la Costituzione definisce “pilastri della democrazia” come fossero negozi di famiglia.

Anche perché spesso le insidie nascono lì, tra i famigliari che – a briglia sciolta – dichiarano l’indicibile. Fanno e disfano a scapito di Giorgia, la leader, e di Arianna – che per definizione tesse la tela. La gaffe del marito di quest’ultima, il ministro Lollobrigida (“I poveri in Italia mangiano meglio dei ricchi”) non era ancora stata dimenticata quando in scena è irrotto Andrea Giambruno.

Il compagno della premier invita le ragazze a bere poco perché “Se vai a ballare, hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”.

Più una reprimenda sul ‘concorso di colpa’ delle vittime di violenza che sui loro carnefici, i “lupi”. Una frase difficile da difendere per chi, come la Presidente del consiglio, aveva appena detto di voler andare a Caivano. E che fornisce un nuovo elemento per chi accusa Fratelli d’Italia di avere scarso senso delle istituzioni, una condotta scivolosa sul piano comunicativo e distratta su quello politico, incalzati come sono dalla Lega.

Il Carroccio sgomita, sa di poter crescere solo a spese dell’alleato e sembra prossimo ad arruolare tra le sue fila perfino il discusso generale Roberto Vannacci in chiave anti-Crosetto. I guai del partito ci sono, inutile negarlo: ieri sera le dimissioni del portavoce della Regione Lazio, Marcello De Angelis, dopo l’ultima goccia del testo antisemita da lui messo in musica, hanno rimesso in luce tutte le inadeguatezze e le incapacità di un piccolo partito assurto alla guida del Paese troppo in fretta.

Aldo Torchiaro

Autore