Dopo la delusione della pista sudamericana, ne rimane in piedi ancora un'altra
Angela Celentano, dalla scomparsa sul Monte Faito all’ultima pista aperta: “Non smettiamo di cercarla”

“La ragazza a cui era stato prelevato il materiale genetico, dunque, non è Angela Celentano”. Con una nota sui social Catello e Maria Celentano, i genitori della bimba scomparsa il 10 agosto 1996 dal monte Faito, a Vico Equense, città della penisola sorrentina in provincia di Napoli, hanno annunciato la loro ennesima amarissima delusione. La ragazza sudamericana, tanto somigliante a una delle loro due figlie, la cui anagrafica corrispondeva a quella di Angela e che aveva anche la stessa macchia sul dorso, non corrisponde alla loro figlia. L’ultima speranza svanita nel nulla dopo il risultato del test del dna. Ma i Celentano non demordono e sui social hanno annunciato che continueranno a cercare: “Continueremo nelle nostre ricerche e qualunque altra segnalazione meritevole di approfondimento verrà percorsa” ha dichiarato Catello Celentano. “Sollecitiamo tutto il popolo del web nella condivisione della foto Age Progression”.
Il 21 febbraio 2023 l’Avvocato Luigi Ferrandino, legale della famiglia di Angela Celentano, assieme al team di consulenti che coordina (l’Avv. Enrica Visconti, il Generale Luciano Garofano ed il social team della Manisco World, presieduto da Virginia Adamo), ha comunicato di aver appreso che, della comparazione tra il DNA dei Sigg. Celentano e della giovane donna attenzionata purtroppo non vi è corrispondenza genetica. “La ragazza a cui era stato prelevato il materiale genetico, dunque, non è Angela Celentano”, si legge nella nota diffusa. “Ringraziamo quanti hanno contribuito nelle segnalazioni e non smettiamo di sperare di poter riabbracciare la nostra amata figlia. Per il momento riteniamo di rimanere in silenzio e chiediamo rispetto”, hanno dichiarato Catello e Maria Celentano assieme alle figlie Rossana e Naomi.
Nonostante la famiglia sia rimasta sempre con i pedi per terra, scottata da 27 anni di delusioni, questa volta sembrava essere sulla pista giusta. Una segnalazione arrivata a giugno insieme a una foto avevano riacceso enormemente le speranze. La giovane sud americana di 31 anni come Angela, con caratteristiche simili alle sue, e un padre che in passato aveva avuto rapporti con la Campania avevano fatto sperare che i Celentano presto avrebbero potuto riabbracciare la loro piccola scomparsa a 3 anni. “Siamo riusciti ad acquisire delle immagini, delle fotografie ed è stato emozionante quello che ha detto Maria quando ha visto questa fotografia, perché ha pianto e ha detto: questa è mia figlia. Inoltre una delle due figlie dei signori Celentano, guardando la foto ha detto: mamma, questa sembro io”, aveva raccontato giorni prima l’avvocato di famiglia.
Ferrandino insieme all’equipe della famiglia era riuscito a organizzare un incontro tra la ragazza e un suo collaboratore, simulando un appuntamento di lavoro in Europa. Il collaboratore è riuscito a prelevare il Dna ma dopo le analisi è risultato che non c’è corrispondenza con la famiglia Celentano. Ma per i Celentano non finisce qui, non hanno intenzione di mollare e continueranno a fare tutto il possibile per rintracciare Angela come hanno fatto fin ora. In realtà resta in piedi anche un’altra pista sulla quale i giudici hanno chiesto nuove indagini. Si tratta della “pista turca”.
Si tratta di una indagine avviata nel 2009 in seguito alla segnalazione di una donna, Vincenza Trentinella, che in via privata aveva ottenuto delle informazioni su una ragazza che viveva in Turchia e che somigliava molto ad Angela. Nelle scorse settimane, il giudice delle indagini preliminari di Napoli, Federica Colucci, ha rigettato la richiesta di archiviazione presentata della procura in relazione a un’attività investigativa della direzione distrettuale antimafia su questo filone di indagine. E ha chiesto che fossero fatte nuove indagini per un presunto scambio di persona durante le investigazioni. “Non eravamo al corrente di questa indagine”, ha dichiarato l’avvocato Luigi Ferrandino che ha avvertito subito la famiglia Celentano. “La speranza è sempre viva e ci auguriamo che questa nuova inchiesta possa darci notizie certe su Angela”, ha aggiunto il legale, commentando la notizia.
Secondo il giudice ci sono ancora dubbi da fugare e quindi è necessario prorogare le indagini per altri sei mesi. I magistrati italiani, recatisi sull’isolotto di Buyukada, dove la ragazza vive, avrebbero interrogato l’uomo che non è il presunto padre turco: potrebbe dunque essere stata interrogata la persona sbagliata. Si continuerà ad investigare sulla segnalazione che porta a Buyukada, in Turchia, dunque, anche se questa pista non ha mai convinto fino infondo.
Angela Celentano è scomparsa dal Monte Faito il 10 agosto 1996, aveva solo 3 anni. Insieme alla famiglia stava partecipando a un pic nic in montagna. Una giornata di festa insieme a tanti altri bambini. All’ora di pranzo il papà cerca la figlia per sapere se vuole un panino. Ed è allora che si accorge che la bimba, che fino a un istante prima era dietro di lui, non c’era più. E così è iniziata la tragedia per i Celentano e per tante persone che da allora hanno supportato le famiglie nelle ricerche. Sin da subito il monte Faito fu passato al setaccio: per quattro giorni e quattro notti civili e forze dell’ordine usarono qualsiasi mezzo a disposizione. In 27 anni poi si sono susseguite segnalazioni di ogni tipo. Compresa una strana telefonata arrivata a casa di Angela nove giorni dopo la scomparsa, il 19 agosto: dall’altra parte della cornetta si sente solo un pianto disperato di una bambina. Poi nel 2010 Maria e Catello Celentano hanno ricevuto una lettera dal Messico firmata da una presunta Celeste Ruiz che affermava di essere la loro figlia. Dopo circa un anno di speranze si scoprì che si trattava di una truffa: un uomo aveva rubato la foto di una donna del tutto estranea ai fatti, spacciandola per Angela. La vera Celeste Ruiz fu rintracciata e fu spiegata l’atroce truffa. La famiglia è certa che la loro figlia sia stata portata via e finita nel circuito delle adozioni illegali. E non sono disposti a cedere: continueranno a sperare e cercare.
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