“Bannato” dalla mailing list dei magistrati. Dopo l’ennesimo post ritenuto sopra le righe, è partita la richiesta al presidente dell’Associazione nazionale magistrati e a tutti i componenti della Giunta esecutiva centrale dell’Anm di contenere l’irruenza digitale di Felice Lima, sostituto procuratore generale a Messina. Dopo lo scoppio del Palamaragate la mailing list dell’Anm, che non ha un moderatore, è il terreno di scontro preferito fra le toghe. Da un capo all’altro dell’Italia in questi mesi i magistrati hanno infatti utilizzato la mailing list come “sfogatoio” per commentare quanto stava accadendo.

In questa battaglia 2.0 Lima è stato certamente uno dei principali protagonisti. Al vetriolo molti dei suoi post contro la degenerazione del correntismo e contro il sistema spartitorio degli incarichi al Csm. Critiche che, evidentemente, devono aver dato fastidio a diversi colleghi orfani del “Sistema” Palamara e che desiderano quanto prima un ripristino dello status quo ante cena all’hotel Champagne di maggio del 2019. Personaggio scomodo, Lima era stato anche bocciato recentemente per far parte del collegio dei probiviri dell’Anm che dovrà analizzare le chat di tutti i magistrati che avevano chiesto una raccomandazione a Palamara.

Il suo nome era stato fatto da Articolo 101, il gruppo nato in contrapposizione alle correnti tradizionali della magistratura. Contro la candidatura di Lima pesò un precedente disciplinare risalente ai tempi delle indagini sulle stragi di mafia, tirato fuori al momento della votazione finale. Il giudice Andrea Reale, esponente di punta di Articolo 101 ed ora componente della Giunta dell’Anm, dopo aver criticato la decisione dell’Anm di estromettere Lima, non ha usato mezzi termini per commentare la richiesta di estromettere il sostituto pg messinese dalla mailing list.
«È un bavaglio, si vuole silenziare il dissenso», ha detto Reale, ricordando un “successo” degli ultimi giorni ottenuto proprio grazie alla mailing list delle toghe. La vicenda riguarda il giudice Gabriella Nuzzi, coinvolta all’epoca nello scontro fra le Procure di Catanzaro e Salerno.

Dopo essere stata allontanata da Salerno, la magistrata aveva fatto rientro nella sua città, Napoli, ed era diventata affidataria dei Mot, i neo magistrati. Lo scorso anno aveva rinunciato alla candidatura all’Anm in dissenso con la posizione sul Palamaragate del gruppo di Area, il cartello progressista che l’aveva proposta. A dicembre, con i voti dei togati di Area, il Csm non gli aveva rinnovato l’incarico di affidataria dei Mot. Una “rappresaglia” avevano scritto i colleghi sulla mailing list. Il Csm, a furor di popolo, aveva poi annullato la delibera.