Come mai le “famigerate” chat di Luca Palamara vennero trasmesse al Csm dopo un anno dallo loro acquisizione? Perché questo ritardo? Si volevano evitare, ad esempio, situazioni d’imbarazzo per alcuni magistrati nel momento in cui la nomina del nuovo procuratore di Roma era tornata in discussione? In attesa di risposta, proviamo a ricostruire quanto accaduto, anche alla luce della “discovery” degli atti dell’ultimo procedimento a carico dell’ex presidente dell’Anm aperto dalla Procura di Perugia, quello per la rivelazione del segreto, avvenuta prima di Natale.

Il 30 maggio dello scorso anno i pm di Perugia che stanno indagando l’ex presidente dell’Anm per corruzione decidono di sequestrargli il telefonino. L’indagine è ormai sfumata a causa di una fuga di notizie: il giorno prima Repubblica, Corriere e Messaggero hanno aperto sull’inchiesta di Perugia a carico di Palamara con tre pezzi “fotocopia”: Repubblica titola: “Corruzione al Csm: il mercato delle toghe”; il Corriere: “Una inchiesta per corruzione agita la corsa per la Procura di Roma”; il Messaggero: “L’accusa al pm Palamara complica i giochi per la Procura di Roma”. Il pm Gemma Miliani, titolare del fascicolo insieme al collega Mario Formisano, ordina allora l’immediata estrapolazione dei dati. Gli avvocati di Palamara avevano presentato una istanza in cui sottolineavano la necessità per il loro assistito «di poter rientrare in possesso nel più breve tempo possibile dell’apparato cellulare in sequestro».

Il giorno successivo, il 31 maggio, si procede alle operazioni presso gli uffici del Gico della guardia di finanza di Roma, il reparto che sta conducendo le indagini. Viene incaricato il maresciallo Antonio Miccoli in servizio presso “l’ Ufficio operazioni sezione operazioni computer forensics e data analysis”. L’acquisizione dei dati, effettuata con il software “physical analyzer” inizia alle 9.50 e termina alle ore 12 successive “con successo”, come scrive Miccoli nel verbale.

Dall’ora di pranzo del 31 maggio gli inquirenti sono in possesso delle chat di Palamara con centinaia di magistrati che chiedevano nomine e incarichi. In quei giorni al Csm, e nella magistratura, sta succedendo di tutto. Mentre i tre quotidiani, con le indagini di fatto ancora in corso, continuano a riportare pezzi di intercettazioni effettuate soprattutto all’hotel Champagne la sera del 9 maggio 2019, a Palazzo dei Marescialli si dimettono cinque consiglieri togati. Ciò determina la modifica dei rapporti di forza fra le correnti, con il gruppo di Piercamillo Davigo che ha la maggioranza. La nomina di Marcello Viola come successore di Giuseppe Pignatone, decisa il 23 maggio precedente in Commissione per gli incarichi direttivi, viene annullata.

Anche il presidente dell’Anm Pasquale Grasso, di Magistratura indipendente, è costretto alle dimissioni che avverranno 16 giugno al termine di una drammatica assemblea in cui verrà sfiduciato. Il motivo? Non avrebbe preso le “distanze” dai consiglieri, tre della sua corrente, che avevano partecipato al dopo cena all’hotel Champagne.

In mezzo a questa bagarre le chat di Palamara non restano nel cassetto ma vengono utilizzate per alcuni interrogatori da parte dei pm di Perugia.

Come quello del funzionario di polizia Renato Panvino, il capo centro della Dia di Catania. Secondo la Procura era stato incaricato di acquistare un monile, probabile prezzo di una corruzione, per conto di Palamara.

L’8 luglio del 2019 Panvino viene interrogato a Perugia. Si legge nel verbale di interrogatorio: “L’ Ufficio da atto di dare lettura di alcuni messaggi sulla chat in atti”. A Panvino gli inquirenti chiedono essenzialmente dei rapporti di Palamara con il faccendiere Fabrizio Centofanti. Gli inquirenti, poi, sono incuriositi da una chat denominata “DU CAPELLI”. Panvino risponde: «Credo sia Minacapelli così lo chiamava Palamara. Minacapelli è un avvocato amministrativista che mi è sempre sembrata una brava persona». Al termine dell’interrogatorio di Panvino risulteranno allegate le sue chat con Palamara dal 9 agosto 2017 al 29 maggio 2019. Esattamente 267 pagine di chat. Come mai, allora, i contenuti del telefono sequestrato a Palamara, e in possesso degli inquirenti sin dal 31 maggio 2019, non vennero trasmessi al Csm unitamente alle intercettazioni dell’hotel Champagne e alle altre intercettazioni selezionate?

Per conoscere i contenuti del telefono sequestrato a Palamara bisognerà attendere fino a maggio di quest’anno. Dopo la nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma.

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