Sono solamente sei i testimoni ammessi per ora dalla Sezione disciplinare del Csm al processo disciplinare nei confronti dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. I sei testi, che saranno sentiti nella prossima udienza convocata il 23 settembre, sono tutti appartenenti alla polizia giudiziaria. Tra questi c’è il generale della Gdf Gerardo Mastrodomenico, e poi Fabio Del Prete, Fabio Di Bella, Roberto Dacunto, Gianluca Burattini e Duilio Bianchi. La gran parte erano stati chiesti dalla difesa, due dalla procura generale della Cassazione.

Come ampiamente previsto, la procura generale della Cassazione aveva chiesto di respingere quasi in blocco i 133 testi che aveva presentato la difesa di Luca Palamara. Secondo la procura generale i 133 testimoni erano ‘’inammissibili’’ perché “non pertinenti né rilevanti” rispetto ai fatti contestati: la difesa di Palamara aveva chiesto di ascoltare politici, ministri, ex vice presidenti del Csm, capi delle correnti della magistratura, procuratori. E poi i consiglieri del Quirinale Stefano Erbani e Francesco Saverio Garofani. Oltre al segretario generale del Csm Paola Pieraccini che Palamara aveva chiamato a rispondere sulle fughe di notizie avvenute lo scorso anno a proposito dell’indagine di Perugia. Nella lista figurava anche Piercamillo Davigo.

Nell’udienza tenuta questa mattina la procura generale, rappresentata dal sostituto pg Simone Perrelli e dall’avvocato generale Pietro Gaeta, aveva chiesto di ammettere solo cinque rappresentanti della polizia giudiziaria: il generale del Gico della Guardia di Finanza Gerardo Mastrodomenico, il maresciallo Roberto Dacunto, e altri tre.

Sulla ‘tagliola’ dei testimoni il difensore di Palamara, Stefano Guizzi, aveva sottolineato di poter rinunciare solo ai cinque ex consiglieri del Csm e non agli altri perché Palamara rischia la “sanzione massima”. L’avvocato aveva rimarcato in particolare la necessità di ascoltare il vice presidente del Csm Davide Ermini e i consiglieri Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita. Il legale dell’ex presidente dell’Anm ha precisato di non voler fare del processo la “Norimberga della magistratura, né lanciare nessun j’ accuse, ma capire le dinamiche del Csm. Se si accusa Palamara di trame occulte, bisogna capire se le procedure che portano alla nomina del vice presidente passano attraverso interlocuzioni solo tra consiglieri o anche con i cosiddetti capi correnti”.

La difesa dell’ex pm di Roma, sospeso da oltre un anno, ha chiesto quindi l’inutilizzabilità delle intercettazioni contenute tra gli atti dell’inchiesta di Perugia. Il difensore di Palamara, l’avvocato Stefano Guizzi, ha ricordato infatti che lunedì prossimo il tribunale di Perugia dovrà pronunciarsi sulle trascrizioni, sia per le modalità di utilizzo del trojan che per l’intercettazione del deputato di Italia Viva Cosimo Ferri, senza l’autorizzazione della Camera.

Per l’ex pm di Roma si annuncia un processo lampo: la sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli ha anche stravolto il calendario che era stato comunicato a luglio e che prevedeva udienze almeno fino alla fine dell’anno. Il nuovo calendario, comunicato martedì scorso, prevede udienze per le prossime tre settimane e la sentenza il 16 ottobre.

Per quanto riguarda l’esito invece, la radiazione dell’ordine giudiziario è ormai quasi certa. La Procura generale è intenzionata a chiedere il massimo della pena.

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