Nella primavera del 2019, la nomina delle nomine, quella del procuratore di Roma, è diventata un chiodo fisso per Luca Palamara, ex zar degli incarichi al Csm, ed Alessia Sinatra, vice presidente dell’Anm e pm alla Dda di Palermo. I due magistrati si sentono spessissimo. Palamara da qualche mese è tornato al suo ufficio di sostituto a piazzale Clodio e ha presentato domanda per diventare procuratore aggiunto nella Capitale. Grazie a una modifica legislativa, è caduto il divieto per i consiglieri uscenti di concorrere per un incarico direttivo o semidirettivo prima che sia decorso un anno dalla fine del mandato a Palazzo dei Marescialli.

Sinatra è terrorizzata che Giuseppe Creazzo, il procuratore di Firenze, possa diventare il successore di Giuseppe Pignatone. Palamara, Sinatra e Creazzo sono di Unicost, la corrente di centro delle toghe. Per la magistrata siciliana il procuratore di Firenze è  il “porco”.
Alla vigilia del voto in Commissione incarichi direttivi del Csm Sinatra scrive: «Trovo assurdo che noi (i togati di Unicost, ndr) in Commissione votiamo Creazzo. Lo reputo una follia», Palamara concorda. Il 23 maggio 2019 è il giorno del voto: quattro le preferenze a favore del procuratore generale di Firenze Marcello Viola, una ciascuno per Creazzo e per Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo e capo della dottoressa Sinatra. La pm antimafia sbotta: «Non solo io non ho mai avuto e non avrò niente ma devo assistere a questa vergogna».

Per poi aggiungere qualche giorno più tardi: «Cochita (Grillo, consigliere del Csm in quota Unicost) dice che a Creazzo mancano 2 voti e ce la può fare … non si può correre il rischio». Questi sfoghi costeranno alla dottoressa Sinatra un disciplinare da parte del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. Ma se Palamara sembra essere sulla stessa linea della collega Sinatra a proposito di Creazzo, la lettura della sua chat con il procuratore di Firenze offre un altro scenario.  I rapporti fra i due sono ottimi. Anzi, eccellenti. È sufficiente un cenno di Palamara che Creazzo si precipita a Roma. A settembre del 2017 Palamara scrive: «Caro Peppe se capiti a Roma in questi giorni ci prendiamo caffè?». «Carissimo – gli risponde Creazzo – non ho in programma di venire almeno nelle prossime due settimane, se tuttavia ritieni posso venire a prescindere da altri impegni dimmi tu». «Non preoccuparti – lo rassicura subito Palamara – volevo fare il punto su alcune questioni ci sentiamo anche telefonicamente domani un abbraccio».

Passa un mese ed il 7 novembre Creazzo scrive: «Carissimo Luca, come sai sono rimasto con un solo aggiunto su tre, la situazione è difficile davvero, ti prego di considerare l’opportunità di deliberare presto sul posto messo a concorso fin da marzo 17. Grazie un abbraccio».
Palamara: «Carissimo Peppe ieri abbiamo fatto ricognizione dei posti come primo atto della Commissione provvederò senz’altro il più velocemente possibile a coprire il posto di aggiunto ci sentiamo comunque telefonicamente un abbraccio forte». A maggio del 2018, quando mancano pochi mesi alla fine della consiliatura, la macchina delle nomine al Csm sta andando a pieno regime.

Nella partita degli incarichi si inserisce Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e parlamentare del Pd, con il quale Palamara sta stringendo un patto di ferro, abbandonando la sinistra giudiziaria di Area. Ferri è il leader ombra di Magistratura indipendente, la destra giudiziaria. Il primo frutto del patto Ferri-Palamara sarà la nomina di David Ermini (Pd) a vice presidente del Csm qualche mese più tardi. «Carissimo Luca oggi (il 30 maggio 2018, ndr) ho incontrato Cosimo Ferri che mi ha espressamente chiesto chi preferisco per il terzo aggiunto fra i due di Mi. Se la scelta si riduce a questa ristrettissima rosa secondo me Dominianni (pm di Mi, ndr) è meglio per profilo e attitudini e per la circostanza, che ritengo ancor più decisiva, che non appartiene già a questo ufficio al contrario dell’altro e dunque porterebbe un rinnovamento, cosa sempre positiva. Questo è il mio pensiero, per quel che vale, nell’ovvio rispetto di ogni decisione che verrete a prendere. Ciao».

«Carissimo Peppe – risponde Palamara – ti volevo anche io parlare di questo provo a chiamarti domani e se capiti a Roma mi fa piacere se ci vediamo un abbraccio». Sinatra e Palamara, comunque, non temono solo Creazzo. I due ipotizzano anche possibili colpi di coda di Michele Prestipino, in quel momento il vice di Giuseppe Pignatone, con il quale ha condiviso gran parte della carriera, da Palermo a Roma, passando per Reggio Calabria. Anche Prestipino ha fatto domanda per diventare procuratore di Roma.

«Il veleno che Prestipino aveva per Giuseppe (verosimilmente Pignatone, ndr) quando arrivò a Palermo era feroce. Poi si sono uniti per convenienza, quando Prestipino ha fregato tutte le indagini ad Alfonso Sabella (ex assessore alla Legalità del Comune di Roma con Ignazio Marino, ndr). E arrivò Grasso (Pietro, ex procuratore nazionale antimafia ed ex presidente del Senato per il Pd)», scrive la dottoressa Sinatra. Per poi aggiungere: «Luca ricorda sempre.. per quanto il nostro ambiente possa essere crudele.. nessuno è più spietato di Prest».