«Mi iscrivo al Partito Radicale». La nuova vita di Luca Palamara, da ieri ex magistrato, inizia nella sede del Partito Radicale. Terminato il processo disciplinare al Csm che ha sancito la sua rimozione dall’ordine giudiziario, Palamara si è recato ieri pomeriggio nella storica sede di piazza Argentina a Roma per rispondere in una conferenza stampa improvvisata alle domande dei giornalista e per mandare dei segnali ai tanti colleghi che fino al giorno prima gli chiedevano favori ed ora fanno finta di non conoscerlo.

«Porto e porterò sempre la toga nel cuore», ha esordito visibilmente emozionato l’ex presidente dell’Anm ed ex zar indiscusso delle nomine a Palazzo dei Marescialli. «Mi ha sempre contraddistinto – ha proseguito – l’equità, il senso civico e la legalità, valori che metto ora a disposizione del Partito Radicale». Dopo aver affermato di essere pronto a ricorrere alla Corte dei diritti dell’Uomo per veder garantiti i propri diritti, Palamara ha iniziato a togliersi qualche sassolino dalle scarpe, lanciando messaggi ai “naviganti” delle Procure. «La mia carriera è stata messa in discussione per una cena con un parlamentare» senza che ci fosse alcuna «traccia di nominare un procuratore che potesse aggiustare i processi».

Riferimento alla cena avvenuta all’hotel Champagne di Roma l’8 maggio del 2019 in presenza del deputato dem Luca Lotti, ex ministro dello Sport ed imputato a Roma nel processo Consip. Secondo l’accusa, infatti, Palamara avrebbe brigato con alcuni consiglieri del Csm per nominare il procuratore generale di Firenze Marcello Viola a procuratore della Capitale al posto di Giuseppe Pignatone, all’epoca appena andato in pensione. Viola, una volta nominato, avrebbe quindi dovuto aiutare Lotti nella sua vicenda giudiziaria. L’accusa, però, non ha mai portato alcuna prova di questo accordo. E neppure che Viola fosse a conoscenza di ciò. «Conosco bene i rapporti fra politica e magistratura negli ultimi venti anni avendo svolto un ruolo da protagonista», ha aggiunto Palamara, toccando l’argomento delle correnti. «Pago per tutti, per un sistema che non funziona, un sistema obsoleto che penalizza i non iscritti. I segretari delle correnti entrano Csm e danno disposizioni su chi nominare», ha affermato, puntualizzando che non ha comunque voglia di«passare per vittima».

«Ho sempre frequentato politici, era funzionale per le tematiche che dovevo affrontare». E poi, «il sistema delle correnti domina la magistratura da circa quaranta anni. Vive di accordi prevalentemente fatti a sinistra con Area (il potente gruppo progressista della magistratura di cui fa parte Magistratura democratica, ndr). Quando ci sono stati spostamenti a destra sono venuti fuori i problemi». Non poteva mancare un accenno al famigerato trojan «che ha raccontato solo quello che è avvenuto durante la cena dell’hotel Champagne. Una foto parziale».

La pubblicazione delle chat che raccontavano degli accordi sulle nomine «hanno molto infastidito all’interno della magistratura e mi duole aver letto che ho assunto una difesa che non dovevo». Una stoccata, dunque, ai colleghi che, come detto, hanno preso immediatamente le distanze. Come nelle migliori tradizioni, il meglio è arrivato al termine della conferenza stampa. «Sono in grado di raccontare degli accordi avuti con i politici per le nomine e di tante situazioni simili, e sono pronto a mettere a disposizione il materiale che ho in mio possesso». Nella nuova veste di aderente al Partito Radicale, infine, Palamara ha toccato due moloch: la separazione delle carriere e l’obbligatorietà dell’azione penale, considerati “un mantra in magistratura”. «Da indagato ho capito tante cose», ha quindi concluso.