Le toghe hanno deciso di protestare contro se stesse. La quanto mai singolare iniziativa è stata decisa dai vertici dell’Associazione nazionale magistrati, il sindacato unico dei giudici e dei Pm italiani. L’ultima assemblea dell’Anm, svoltasi lo scorso fine settimana a Roma, si è conclusa infatti con la decisione di proclamare lo “stato di agitazione”, almeno fino al mese prossimo, in risposta alla richiesta da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla Procura generale di esercitare l’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano che avevano trattato la fase cautelare del procedimento per l’estradizione del cittadino russo Artem Uss.

“L’addebito – si legge nel comunicato dell’Anm – è di aver applicato, in luogo della custodia in carcere, gli arresti domiciliari “rafforzati” con il c.d. braccialetto elettronico. Oltre tre mesi dopo il provvedimento, Uss si è allontanato dagli arresti e dal territorio italiano e, dopo le proteste degli Stati Uniti, che ne avevano chiesto l’estradizione, il ministro ha formulato l’addebito nei confronti dei magistrati milanesi, che avrebbero tenuto un comportamento connotato da ‘grave e inescusabile’ negligenza”.

Una contestazione da rispedire al mittente in quanto gli eventuali responsabili della fuga dell’oligarca russo non sarebbero i giudici che hanno disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, ma coloro che hanno provveduto al “controllo sulla regolare esecuzione di un provvedimento coercitivo emesso ed applicato vari mesi prima che si realizzasse la fuga”. In altre parole, la colpa sarebbe delle Forze di polizia e dei Servizi di sicurezza, e quindi dei ministri competenti, Interno e Difesa, che non hanno accuratamente vigilato.

“Riteniamo – prosegue allora la nota – compito ineludibile affrontare la questione, adottando ogni iniziativa, a cominciare dallo stato di agitazione: non si tratta di emettere un vuoto proclama ma, da un lato, di sollecitare l’attenzione delle formazioni politiche e sociali, nonché della cittadinanza tutta, sulle nefaste conseguenze dell’iniziativa ministeriale e, dall’altro, a coinvolgere in un percorso comune tutti gli attori della giurisdizione”.

Lo stato d’agitazione proseguirà, dunque, fino all’11 giugno, data in cui è stata convocata l’assemblea generale dell’Anm e nella quale potranno essere adottate “iniziative ulteriori e più incisive”. In attesa dell’evento, l’Anm ha comunque invitato tutti gli iscritti “a organizzare riunioni nella sede del distretto e in quelle dei circondari, alle quali potranno partecipare i cittadini, gli organismi rappresentativi dell’avvocatura, il personale amministrativo”, con lo scopo “di informare gli interessati sugli esatti termini della vicenda e sulle implicazioni che l’iniziativa ministeriale ha avuto e avrà nei confronti dell’esercizio della giurisdizione”.

La protesta dell’Anm, che al momento non dovrebbe però avere ripercussioni sul regolare svolgimento dei processi, non può non suscitare forti perplessità per il solo fatto di essere stata “avallata”, senza alcun dissenso, dalle decine di magistrati che prestano servizio a via Arenula e collaborano gomito a gomito con Nordio. Nessun magistrato distaccato fuori ruolo, pur regolarmente iscritto all’Anm, ha pensato di rassegnare le dimissioni dal ben remunerato incarico ministeriale e tornare così a scrivere le sentenze in tribunale. Come Giano Bifronte, le toghe protestano contro il ministro e allo stesso tempo lo aiutano nelle sue iniziative disciplinari contro i giudici di Milano. Vicinanza ai colleghi oggetto delle ‘attenzioni’ di Nordio ma fino ad un certo punto…

Ieri, invece, il capo dello Stato Sergio Mattarella è tornato a strigliare ancora una volta i magistrati. “La Magistratura ha dimostrato, anche recentemente, di essere capace di agire con determinazione e senza timidezza, nei confronti dei magistrati ritenuti responsabili di gravi reati nell’esercizio delle funzioni. Va doverosamente ricordato quanto sarebbe preferibile prevenire ogni forma di malcostume interno, attraverso un più attento esercizio dei compiti di vigilanza, evitando grave discredito che potrebbe ricadere sull’Ordine giudiziario e far dubitare dell’integrale espletamento dei doveri d’istituto” ha esordito il presidente della Repubblica intervenendo all’inaugurazione a Castel Capuano a Napoli della terza sede della Scuola superiore della magistratura. Mattarella ha ricordato alcuni punti che spesso vengono disattesi dalle toghe, come ad esempio il diritto di ogni persona ad avere un “giudice indipendente ed imparziale”.

Il magistrato, in particolare, deve “applicare” la legge e non “creare” le norme, un compito del legislatore. E proprio sulla separazione di poteri si è concertata l’attenzione di Mattarella, auspicando che il rispetto per l’indipendenza e l’autonomia richiesto dai giudici ci sia da parte di quest’ultimi anche nei confronti delle “altre funzioni dello Stato”. “Risulta cruciale l’importanza del ruolo svolto dalla Corte di cassazione per assicurare l’uniforme interpretazione della legge. L’uniformità delle decisioni non rappresenta un limite alla attività decisionale ma ne costituisce un punto di approdo, giacché è diretta a promuovere la prevedibilità delle decisioni e, dunque, la loro comprensibilità.

A questi necessari requisiti contribuisce anche l’uso di un linguaggio consono e misurato”, ha poi aggiunto Mattarella. Alla cerimonia hanno preso parte anche Nordio e il vice presidente del Csm Fabio Pinelli. Il Guardasigilli ha ribadito che le doti del magistrato sono “l’umiltà e il buonsenso”, unici correttivi “per mitigare l’enorme potere di cui dispone”. “Una giustizia capace di rispondere tempestivamente alle legittime domande di chi ha subito le conseguenze di un reato e allo stesso tempo in grado di tutelare i diritti – e la reputazione – di chi, anche sotto indagine, è presunto innocente, nel bilanciamento con altri diritti costituzionalmente garantiti come la libertà di stampa”, ha ricordato il ministro. Pinelli ha invece annunciato che entro l’estate la Procura di Napoli avrà finalmente un nuovo capo.