Da Napoli a erede di Cafiero de Raho
Antimafia, il Csm nomina Melillo procuratore nazionale: sconfitto Gratteri
È Giovanni Melillo, attualmente capo della procura di Napoli, il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Il plenum del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, lo ha nominato a maggioranza con 13 voti: sconfitto Giovanni Russo, procuratore aggiunto della Dna e sino ad oggi reggente della procura nazionale antimafia, fermo a 5 voti, ma soprattutto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, non andato oltre i sette voti.
Melillo prende il posto di Federico Cafiero De Raho, in pensione da febbraio scorso.
Scongiurato dunque il rischio di ballottaggio, come paventato alla vigilia del voto: Melillo ha infatti raggiunto alla prima votazione i 13 voti necessari per essere eletto. A votare per Melillo sono stati i tre togati Unicost, ago della bilancia alla vigilia del voto, e i cinque di Area, oltre al presidente e il procuratore generale della Cassazione, Pietro Curzio e Giovanni Salvi, e i laici Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati (indicati dal Movimento 5 Stelle) e Michele Cerabona, noto avvocato napoletano in ‘quota’ Forza Italia.
A votare per Gratteri sono stati invece i quattro esponenti di Autonomia e indipendenza, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, nonché Giuseppe Marra e Ilaria Pepe. Per il procuratore di Catanzaro è arrivata anche la preferenza da parte dei due laici indicati dalla Lega, Stefano Cavanna ed Emanuele Basile, nonché Fulvio Gigliotti, giurista e calabrese di Catanzaro.
I quattro voti per Russo sono invece quelli di Magistratura indipendente e quello del laico di Forza Italia Alessio Lanzi.
Il 13 aprile scorso, nella Commissione incarichi direttivi del Csm, a favore di Melillo era arrivata una sola preferenza contro le due espresse per Gratteri.
L’intervento di Ardita ‘pro’ Gratteri
Durissime le parole utilizzate dal togato indipendente Sebastiano Ardita nel corso del dibattito in plenum, per motivare il suo voto a favore di Gratteri, poi sconfitto dalla maggioranza che ha preferito il ‘rivale’ Melillo. Per il consigliere indipendente “la storia non ci ha insegnato nulla, la tradizione del Csm è di essere un organo abituato a deludere le aspirazioni professionali dei magistrati particolarmente esposti nel contrasto alla criminalità organizzata, finendo per contribuire indirettamente al loro isolamento”.
“L’esclusione di Gratteri – aveva sottolineato nel suo intervento Ardita – sarebbe non solo la bocciatura del suo impegno antimafia, ma un segnale devastante a tutto l’apparato istituzionale e al movimento culturale antimafia“.
La carriera di Melillo
Melillo, 61 anni nato a Foggia, è in magistratura dal 1985: ha iniziato la sua carriera come pretore presso la pretura di Barra e, in seguito, nel 1989, presso la pretura di Napoli. Dal 1991 al ’99 ha lavorato come pm a Napoli, mentre tra il ’99 e il 2001 è stato fuori ruolo presso la presidenza della Repubblica. Nel marzo 2001 è passato poi alla Dna come pm, mentre dal 2009 al 2014 ha svolto funzioni di procuratore aggiunto a Napoli.
Per tre anni, dal dal 2014 al 2017, è stato fuori ruolo al ministero della Giustizia per svolgere l’incarico di capo di Gabinetto dell’allora Guardasigilli Andrea Orlando. Rientrato poi in magistratura, dopo un periodo da sostituto pg a Roma si è insediato nell’agosto 2017 a Napoli come procuratore capo, incarico ricoperto fino ad oggi.
(in aggiornamento)
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