In ballo la nomina del nuovo capo della Pna
Antimafia Nazionale, il Csm si spacca su Melillo: sarà il Plenum a scegliere, Gratteri e Russo sperano
Il vento sembra essere cambiato, ma non si è fermato del tutto. Il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, dato sempre per favorito nella corsa al vertice della Procura nazionale antimafia, non ha convinto la quinta Commissione del Csm ma è ancora in corsa per la guida della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ufficio vuoto dal 16 febbraio, da quando Federico Cafiero De Raho è andato in pensione. In Commissione Melillo ha ottenuto il solo voto della togata di Area Alessandra Dal Moro. La proposta ad ampi consensi che ci si aspettava non è arrivata, sono invece arrivati voti sparsi che determinano adesso una corsa a tre per la guida dell’Antimafia nazionale.
In quinta Commissione, infatti, cioè nella commissione per gli incarichi direttivi, i pareri sono stati divergenti: se la togata di Area ha votato per il procuratore di Napoli Melillo, a favore del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri hanno votato il togato di Autonomia e Indipendenza Sebastiano Ardita e il laico Fulvio Gigliotti, mentre a favore del procuratore aggiunto della Dna Giovanni Russo si sono espressi il consigliere di Magistratura Indipendente Antonio D’Amato e il consigliere laico Alessio Lanzi. Si è invece astenuto Michele Ciambelloni di Unicost. Sarà dunque il Plenum a sciogliere questo nodo delicato. La decisione dovrebbe arrivare a maggio e c’è da scommettere che non sarà una decisione facile. A conti fatti, Nicola Gratteri può contare sul sostegno dell’area politica del Movimento Cinque Stelle, visto che il consigliere Gigliotti è stato deputato del partito pentastellato e Ardita è espressione della corrente fondata dall’ex pm di Milano Piercamillo Davigo: in Plenum, sulla carta, potrebbero quindi essere sette i voti per Gratteri tra i togati di A&I e i tre laici M5S.
Giovanni Russo, fratello del politico Paolo, che non ha voluto rinunciare alla candidatura con quel passo indietro che gli era stato chiesto in extremis, può invece contare sulle preferenze dell’area più liberale e di destra dal momento che in Commissione per lui hanno votato il togato di Magistratura Indipendente e il laico Lanzi eletto in quota Forza Italia: sulla carta, quindi, potrebbero essere certi i quattro voti dei togati di Mi ma non altrettanto scontati quelli di tutti i quattro laici di Forza Italia e Lega. Giovanni Melillo, infine, avendo ottenuto il voto della rappresentante di Area, può contare sul sostegno della sinistra giudiziaria, e cioè dei cinque togati di Area, oltre alle preferenze del primo presidente e del pg. Restano poi da capire le motivazioni dell’astensione in quinta Commissione di Ciambellini, quindi di Unicost, che si pone in una posizione più di centro. Sarà l’ago della bilancia nella scelta decisiva? Tra poche settimane i giochi saranno chiusi.
L’obiettivo, sulla carta, è arrivare a un nome entro gli inizi di maggio visto che l’ufficio del capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo è ormai vuoto da febbraio e il 5 maggio è in programma il Congresso dei procuratori generali dei Paesi del Consigli d’Europa a cui il nuovo procuratore dovrebbe partecipare. Inizialmente la partita sembrava potersi chiudere più velocemente ma poi il vento è cambiato e a nulla sono valsi gli ultimi giorni di telefonate e confronti per arrivare a una convergenza, trovare un’intesa sul nome da proporre al Plenum. Un nome da scegliere nella rosa dei tre favoriti: Melillo, Gratteri e Russo. Che sono stati i favoriti da subito, prevalendo sugli altri candidati che si pure si erano proposti: il procuratore di Lecce Leonardo Leone de Castris, il procuratore di Messina Maurizio De Lucia, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, oltre a Marcello Viola, di recente nominato a capo dei pm di Milano.
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