I partiti che si richiamano al socialismo, in una lunga esperienza, hanno contribuito all’affermazione della democrazia nella modernità. Scelte politiche ispirate al socialismo hanno favorito il radicamento di civiltà e culture dell’eguaglianza. Il socialismo è stato protagonista della lotta alle dittature ed ha avuto la forza di alimentare un duro, vincente, dissenso in aree nelle quali principi di giustizia sociale erano stati degradati a barbare esperienze totalitarie. Le trasformazioni della struttura produttiva e della stratificazione sociale intervenute con la diffusione dell’economia dell’immateriale, hanno indebolito organizzazioni e partiti che hanno scelto di operare per tutelare e valorizzare il complesso mondo del lavoro. In presenza di modificazioni che hanno investito i diversi soggetti della produzione, si sono affermate politiche che, richiamandosi a masse non identificate, si limitano a predicare un’assistenza i costi della quale sono alimentati nella totalità da risorse create dai lavoratori.

Il mutamento della struttura sociale ha consentito la ricomparsa di un populismo impegnato nella promessa di marginali elargizioni e nel rifiuto di un progetto capace di favorire con lo sviluppo l’equa distribuzione delle risorse. Il populismo del terzo millennio manifesta anche una vocazione autoritaria enfatizzando nuove forme di comunicazione e di organizzazione politica. La connessione digitale diventa nella strategia populista lo strumento con il quale la trama di una minoranza può scavalcare la volontà dell’elettore, titolare in democrazia della sovranità. In molte aree, organizzazioni e movimenti che si ispirano a principi del socialismo assistono a significative perdite di consenso.

La difficoltà della fuoriuscita dalla crisi sta spesso nella mancanza della volontà di identificare itinerari capaci di attivare le aspirazioni e la creatività in un mondo innovato del lavoro. Un rischio che grava oggi su forze politiche che si richiamano alla democrazia e alla giustizia sociale è rappresentata da progetti di cooptazione in un unico indistinto universo di esperienze e prassi politiche incompatibili.

Un esempio di questo orientamento è rappresentato dall’auspicio maturato nel crogiolo della sinistra italiana di accogliere nel socialismo europeo un Movimento 5 stelle che non riesce a nascondere, dietro al messaggio generico dell’appello al popolo, matrici e strategie di natura anti-politica. Una cooptazione come quella prospettata non si limita a tradire gli interessi ed i diritti di un mondo tradizionale del lavoro ma minaccia di impedire la difesa anche di un nuovo lavoro che sta garantendo la sopravvivenza e la crescita di una società che vede mutare i propri connotati.

Opporsi con fermezza ad accogliere, nell’esperienza della democrazia e del socialismo, forme di populismo non significa soltanto tutelare valorose tradizionali ideali ma costituisce la premessa per rendere giusta una società in mutamento e per fornire a un mondo del lavoro, nuovo e tradizionale, lo spazio necessario ad esprimersi.

Simona Colarizi, Biagio de Giovanni, Mario Dogliani, Pio Marconi, Michele Prospero, Massimo L. Salvadori, Pasquale Serra, Mario Tronti

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