Consentire l’accesso sicuro dei privati nel mercato spaziale (favorendone l’ingresso), e definire le regole per gli operatori delle comunicazioni satellitari che potranno fornire servizi al nostro Paese. Sono i principali punti definiti dalla legge sull’economia dello Spazio approvata dal nostro Parlamento. Il relatore del testo e presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Space economy, Andrea Mascaretti, ci spiega che vantaggi daranno le nuove regole al mercato italiano.

Con l’approvazione della legge sull’economia dello Spazio, come ci poniamo in Europa?

«Siamo di fronte a un momento straordinario, che ha una portata storica. Credo che si possa paragonare a quando l’Italia diventò la terza potenza spaziale al mondo, lanciando un proprio satellite nel 1964. Con questa legge, l’Italia torna a essere protagonista. La nostra è la normativa più moderna tra i Paesi del vecchio continente sulla Space economy. È una legge pionieristica, che precede una normativa europea ancora in fase di elaborazione e che probabilmente ne prenderà spunto».

Che vantaggi dà la legge agli operatori privati?

«Fino ad oggi, anche nei Paesi più avanzati, le aziende private operavano su incarico delle agenzie spaziali. Con questa legge, apriamo in Italia, e in Europa, alla possibilità che i privati, previa autorizzazione prevista dal provvedimento, agiscano in modo autonomo: progettando stazioni spaziali commerciali, lanciando costellazioni satellitari, offrendo servizi direttamente al mercato. È quanto già avviene negli Stati Uniti, con SpaceX o Blue Origin. Ora anche le imprese italiane potranno iniziare a percorrere questa strada, con regole chiare e un quadro stabile».

La legge va a regolamentare anche un aspetto importante per la sicurezza nazionale: le comunicazioni strategiche satellitari, molto dibattute nell’ultimo periodo per servizi di Starlink, di Musk. In che modo?

«È un tema centrale, anche sotto il profilo della sicurezza nazionale. Alcune Regioni, come la Lombardia, stanno già predisponendo bandi per colmare le cosiddette “zone bianche”. La legge prevede che, per le comunicazioni sensibili, si utilizzino esclusivamente tecnologie e operatori occidentali, in ambito Nato. L’obiettivo è garantire la massima sicurezza, in un contesto in cui la tecnologia evolve continuamente. Per questo il modello non sarà statico: un operatore potrà essere sostituito da un altro più efficiente, quando necessario».

Uno degli elementi-chiave è la creazione di un fondo per l’economia dello Spazio. Di cosa si tratta?

«Si parte con una dotazione iniziale di 35 milioni di euro, ma il vero valore sarà nella sua funzione di leva. Il fondo potrà essere utilizzato come garanzia per attivare investimenti ben più consistenti, in particolare per le imprese che vogliono avviare attività nello Spazio, ma che finora operavano solo per conto dello Stato. Ora possono camminare con le proprie gambe».

La legge prevede anche un piano strategico nazionale. Quale sarà la sua funzione?

«Definirà le priorità e le linee-guida per lo sviluppo della Space economy italiana. È fondamentale perché darà coerenza e direzione agli investimenti pubblici e privati, creando un ecosistema favorevole alla crescita. Insieme al fondo, il piano strategico rappresenta l’ossatura di una vera politica industriale spaziale per il Paese».

Come riassumerebbe il significato di questa legge?

«È un tassello fondamentale perché l’Italia giochi un ruolo da protagonista nella nuova economia dello Spazio. Regolamentare non significa frenare, ma rendere possibile uno sviluppo ordinato, competitivo e sostenibile».

Flavia Giacobbe

Autore

Direttore Formiche