Le valutazioni di Ema e Aifa
AstraZeneca non convince gli italiani: metà delle fiale in magazzino
Il vaccino anti-covid AstraZeneca ha cambiato nome la settimana scorsa in Vaxzevria. Un nome che non ha conquistato media e cittadini che continuano a chiamarlo AstraZeneca. A non convincere, e questo è l’aspetto grave della vicenda, è però lo stesso preparato della casa farmaceutica anglo-svedese. A metà marzo, dopo alcuni casi di trombosi sospette e anche mortali in individui che avevano ricevuto il siero, il vaccino è stato sospeso in diversi Paesi europei. In Italia lo stop di quattro giorni ha fatto saltare circa 200mila inoculazioni. Le rassicurazioni dell’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) non hanno conquistato gli italiani: molti rifiutano il vaccino.
Uno dei motivi per cui la campagna in Italia non decolla è proprio la sfiducia nei confronti del preparato. Se il 94% delle fiale Pfizer è stato somministrato, quelle di AstraZeneca si fermano al 54 per cento. “Un milione e 900mila dosi erano conservate nei frigoriferi, quasi l’intera scorta vaccinale (a ieri erano state somministrate poco meno dell’80 per cento delle fiale consegnate) del Paese. Nessuno ha dubbi sul vaccino della società anglo-svedese ma pesa la difficoltà di spiegare e tranquillizzare i cittadini da parte della casa farmaceutica”, riporta il quotidiano La Repubblica.
Dunque il vaccino viene rifiutato in diverse occasioni, a quanto emerge. Non ha giovato sicuramente una strategia comunicativa che ha rassicurato quotidianamente sugli effetti collaterali e l’efficacia del vaccino, dopo i casi di trombosi segnalati, prima che venisse sospeso contemporaneamente da diversi Paesi e quindi dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). I casi sospetti esaminati di trombosi cerebrale erano stati 18 su circa 20 milioni di somministrazioni del vaccino in Europa, secondo i dati dell’Ema.
Oggi pomeriggio una riunione dei tecnici dell’Aifa e del ministero della Salute in merito a eventuali indicazioni aggiuntive sul preparato AstraZeneca. Indicazioni che potrebbero circoscrivere destinatari per età o altre caratteristiche. “È possibile, per maggiore precauzione, che l’Agenzia europea dei medicinali Ema indichi che per una determinata categoria è meglio non utilizzare il vaccino anti-Covid di AstraZeneca”, ha detto il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. “Non vi è ombra di dubbio che vi sia un rapporto rischio-beneficio positivo”, ha aggiunto a Radio24, precisando che “questo è successo anche per tanti altri famaci” e che è stato utilizzato “in un numero estremamente alto di soggetti, mentre gli eventi trombotici rari segnalati sono pochissimi”. Quindi il vaccino è sicuro.
La Commissaria dell’Unione Europea alla Salute, Stella Kyriakides, su Twitter ha fatto comunque sapere di essere “in stretto contatto con l’Agenzia europea del farmaco (Ema) sulla valutazione della farmacovigilanza del vaccino di AstraZeneca. La valutazione è attesa per mercoledì”. O al massimo giovedì. Il Regno Unito – la cui campagna sta procedendo spedita – intanto starebbe valutando limitazioni del preparato agli under 30, ai quali potrebbe andare un preparato differente. La settimana scorsa alcune limitazioni erano state imposte in alcuni Land tedeschi e in Canada.
A questo punto in Italia una delle criticità della campagna è quello delle seconde dosi. Resta ancora lontano l’obiettivo di 500mila somministrazioni al giorno prefissato dal commissario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Negli ultimi tre giorni le dosi somministrate sono state circa 500mila. La mancanza di dosi resta comunque il motivo principale dei ritardi. Tra aprile e maggio la campagna dovrà compiere il salto di qualità, anche grazie alle 8 milioni di dosi che arriveranno questo mese. A oggi sono 11.252.066 le somministrazioni in Italia, 3.481.428 le persone che hanno ricevuto la prima e la seconda dose.
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