Il suo nome era Emad al Swealmeen ma si faceva chiamare Enzo Almeni, in onore di Enzo Ferrari, anche per sembrare più occidentale. Si chiamava così il 32enne che domenica è morto nell’esplosione di un ordigno artigianale all’interno di un taxi davanti all’ospedale di Liverpool.

L’attentatore kamikaze è stata l’unica vittima dell’attacco grazie al gesto eroico del tassista David Perry, che accortosi delle intenzioni del 32enne avrebbe chiuso l’uomo dentro l’auto saltando fuori poco prima dell’esplosione avvenuta davanti l’ospedale, mentre il reale obiettivo sarebbe stato la cattedrale anglicana di Liverpool.

Non un caso, ovviamente. Come ricostruito dagli investigatori britannici Emad al Swealmeen, profugo siriano fuggito dall’Iraq, si era convertito al cristianesimo nel 2017, come confermato dal reverendo Cyril Ashton. ‘Almeni’ aveva anche tentato di ottenere l’asilo politico nel Regno Unito, una richiesta però respinta dalle autorità.

Quindi i primi segnali di ‘squilibrio mentale’, venendo fermato nel 2014 poiché girava in strada con un coltello, nel centro di Liverpool.

Intanto il governo di Boris Johnson ha alzato il livello di allarme da “sostanziale” a “severo”, ciò implica che un altro attacco è considerato dall’intelligence britannica “altamente probabile”. Anche perché nel Paese siamo al secondo attentato nel giro di un mese, dopo l’uccisione a ottobre del deputato conservatore David Amess.

Legami tra i due attacchi non ve ne sono, sia chiaro: anzi, per entrambi gli attentati si tratta di “terroristi fai da te”. Una tesi confermata anche dal caso di David Perry: il tassista se l’è cavata con leggere escoriazioni venendo dimesso dall’ospedale già lunedì, a riprova di un ordigno rudimentale a bassa carica esplosiva, non materiale da ‘professionista’.

Avatar photo

Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.