Dopo l'attacco blitz contro l'Isis-K
Bomba in moschea a Kabul, la strage al funerale della madre del portavoce dei talebani

Si celebrava il funerale della madre del portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid quando è esplosa la bomba all’ingresso della moschea Eid Gah. È successo ieri a Kabul, capitale dell’Afghanistan, tornata da poco più di un mese sotto il controllo degli “studenti di dio”. Il corrispondente di Al Jazeera aveva, citando fonti della sicurezza, parlato di almeno 12 morti e 32 feriti. Altre fonti parlano di un bilancio di cinque morti e decine di feriti. Comunque una strage. Nessuna rivendicazione ma successivamente i talebani hanno comunicato operazioni contro militanti dell’organizzazione terroristica Stato Islamico (Isis).
La bomba, secondo il portavoce del ministero dell’interno Qari Saeed Khosti, è esplosa quando i fedeli stavano uscendo dalla moschea, dopo che avevano espresso le loro condoglianze a Mujahid e ai suoi parenti. Le vittime erano sia civili che talebani. La moschea Eid Gah è la seconda della capitale afgana. Il portavoce Bilal Karimi ha dichiarato che tre persone sono state arrestate perché sospettate dell’attentato. I talebani hanno quindi comunicato in serata “un blitz contro un covo dell’Isis a Kabul”, come fatto sapere da Tolo News e confermato da loro stessi, nel quartiere Khair Khana. L’operazione condotta nel distretto 17 della capitale ha portato all’“uccisione di combattenti”. Non è stato specificato di quanti.
E intanto, ieri, tre cadaveri sarebbero stati intanto esposti, secondo l’agenzia di stampa Bakhtar, nella provincia del Nangarhar, nell’est del Paese. I talebani hanno confermato la notizia alla Dpa. Fonti locali scrivono che si tratterebbe di tre miliziani dell’Isis-K, ramo afghano del sedicente Stato Islamico, giustiziati tramite impiccagione a Jalalabad e Chaparhar. Stessa sorte era toccata a quattro uomini, accusati di essere dei ladri, a Herat. Uno dei cadaveri esposto con il cartello: “Chiunque oserà rapire qualcuno verrà punito in questo modo”.
E d’altronde gli “studenti di dio” tornati al potere avevano già fatto sapere che sarebbero state re-introdotte le esecuzioni e le amputazioni. Con lo Stato Islamico però è un’altra storia: oltre alla lotta interna al mondo jihadista, tra posizioni paradossalmente più o meno estreme, c’è anche il tema della sicurezza che i talebani avevano assicurato sia agli afghani stremati da anni di attentati e conflitto interno sia al mondo dopo il loro ritorno al potere. Dovranno insomma dimostrare di essere in controllo del Paese.
Quello alla moschea Eid Gah è l’attacco più sanguinoso da quando i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan. Dopo il 15 agosto, giorno dell’entrata degli estremisti nella capitale, nei giorni del caos all’aeroporto della capitale, un attentato rivendicato dall’Isis aveva ucciso oltre 169 afghani e 13 militari statunitensi. Un attacco annunciato dall’intelligence americana. L’organizzazione Isis Khorasan – molto in breve – è nata tra il 2014 e il 2015 dalle defezioni di alcuni comandanti talebani e da allora è in contrasto con i talebani. I suoi affiliati hanno giurato fedeltà al califfato costruito da Abu Bakr Al Baghdadi e sono ancora più estremisti degli “studenti di dio”. Non credono nella politica, solo nel governo di dio, della sharia più ortodossa.
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