“Ce l’ho a morte con lei e non voglio nemmeno vederla”. E poi altre parole gravissime: “Non darà le dimissioni: cercate di indurla a fare qualcosa di sbagliato così lo prendo come pretesto per mandarla via. Fatemi ‘sta cortesia, io non so più cosa fare”. È il contenuto di alcuni file audio tratti da un gruppo WhatsApp in cui a parlare è la direttrice dell’asilo nido in cui lavorava la maestra licenziata dopo esser stata vittima di revenge porn dal fidanzato, che aveva diffuso sue immagini hot nella chat del calcetto.
La voce della direttrice è stata ascoltata nel processo in corso al Tribunale di Torino in cui la donna è accusata di diffamazione e violenza privata, provvedimento che vede sotto accusa anche una mamma dell’asilo che avrebbe fatto circolare le foto della maestra, all’epoca dei fatti 22enne.
Come ricostruisce il Corriere della Sera, dalla ‘chat delle mamme’, dove è appunto presente anche la direttrice, emerge il clima di rancore nei confronti della giovane maestra. La 22enne, come emergerebbe dalle parole della direttrice, doveva essere cacciata perché il gioco c’era il nome dell’istituzione. Come? Cercando di “indurla a fare qualcosa di sbagliato così lo prendo come pretesto per mandarla via”, ovvero affidandole i bambini più vivaci, o affidandole turni complicati.
Un quadro che sarebbe confermato non solo dagli audio esaminati nel processo, ma anche dalle tempistiche. Il 26 marzo del 2018 la 22enne viene a conoscenza del video pubblicato sulle chat del calcetto dal fidanzato, rivelando il giorno dopo l’accaduto alla direttrice dell’asilo nido. Quest’ultima, invece di dimostrare solidarietà e vicinanza, la invita a “dimissioni spontanee” accusandola di essere “incompatibile con il lavoro di educatrice” e suggerendo questo escamotage così da non avvisare della vicenda le altre strutture. In alternativa la maestra “avrebbe avuto un marchio per tutta la vita”.
Ma non basta. La giovane maestra non si tira indietro e per questo la direttrice la convoca a un incontro con le colleghe “sottoponendola a una gogna pubblica”. La 22enne a questo punto presente le dimissioni, ma il 29 marzo decide di non convalidarle su consiglio di un legale.
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