Lo scenario
Autonomia differenziata, semaforo giallo per i referendum. Schlein: “Meloni si fermi”
A destra si grida alla legittimità del provvedimento, a sinistra si parla di rovinosa disfatta della legge Calderoli. La verità è che la partita sull’autonomia differenziata deve ancora iniziare. La Corte di Cassazione ha dato il via libera al referendum per l’abrogazione, ma prima di indire la consultazione sarà necessario un altro passaggio davanti ai giudici della Consulta per la questione legata all’ammissibilità. E gli scenari sono imprevedibili. Ogni previsione o lettura è frettolosa. Anche perché si stanno facendo i conti senza l’oste, ovvero gli elettori. Con un’affluenza sempre più in picchiata è molto probabile che il quorum non venga raggiunto e, di conseguenza, che il testo non venga abbattuto. A quel punto il vincitore politico sarebbe il governo di Giorgia Meloni, mentre alle opposizioni resterebbe solo una magrissima vittoria resa insignificante e nulla da una partecipazione sotto il 50%.
Il governo fa quadrato sull’autonomia
L’ultima parola spetta alla Consulta, chiamata a esprimersi entro il 20 gennaio. Prima del verdetto della Corte, la sfida politica sarà fondata solo sulle inevitabili diatribe tra schieramenti. Nel centrodestra si fanno i primi ragionamenti: se alle urne vince il «no» all’abrogazione è un trionfo; se il quorum viene mancato è una vittoria; se passa il «sì» è una sconfitta netta per Matteo Salvini e un’opportunità per Maurizio Landini, che potrebbe scalare la sinistra e insidiare la leadership di Elly Schlein. E il governo? Sulla tenuta dell’esecutivo Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, non ha dubbi: «Il governo non va a casa, dura 5 anni e poi saranno gli italiani a decidere con le prossime elezioni politiche». Il papà della legge, il leghista Roberto Calderoli, si dice tranquillo. «Sono contento se decidono i cittadini», afferma il ministro per gli Affari regionali. Sulla stessa linea Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali: «Non ci spaventa mai la voce dei cittadini, la democrazia è questa». Mara Carfagna, deputata di Noi Moderati-Centro Popolare, invita il Parlamento a «correggere quei passaggi della legge che rappresentano un rischio per i princìpi di unità, solidarietà e uguaglianza» e a intervenire sugli aspetti «che richiedono maggiore chiarezza e solidità».
Zaia e Fontana blindano la legge
Dunque dagli ambienti della maggioranza non si respira ansia e viene fatto notare che l’ok della Cassazione non è affatto da intendere come una mazzata all’autonomia. Su tutti tiene a precisarlo Luca Zaia, governatore della Regione Veneto: «Il referendum abrogativo è un istituto della democrazia e ora vedremo cosa dirà la Corte Costituzionale, perché il percorso non è finito». E pone soprattutto un punto politico sul referendum: «Se sarà autorizzato, il problema sarà di chi lo presenta trovare chi poi andrà a votare».
Anche Attilio Fontana ostenta ottimismo, sostenendo che viene confermata la legittimità della legge Calderoli: «Secondo una consolidata giurisprudenza costituzionale, il quesito referendario può essere confermato dalla Cassazione solo se i princìpi ispiratori della disciplina sono rimasti integri. Il che evidentemente contrasta con la tesi della ‘demolizione’».
Le opposizioni preparano le barricate
In attesa di una maggiore chiarezza sul da farsi, le opposizioni iniziano a pianificare la battaglia congiunta contro l’autonomia differenziata. Schlein esulta: «È una buona notizia, bisognerebbe che il governo si fermasse: è l’unico modo che ha per recuperare credibilità dopo lo strafalcione che la Corte ha smontato». Ma la segretaria del Partito democratico dovrebbe spiegare per quale motivo l’esecutivo dovrebbe indietreggiare di fronte a una sorta di semaforo giallo, di giudizio provvisorio. Basta questo per far crollare un’iniziativa politica? Non bisogna aspettare il voto popolare (ammesso che il referendum si faccia)? Il premio per l’originalità va a Giuseppe Conte, che caccia dal cilindro la vecchia storia della secessione e del paese spaccato. «Continuiamo in tutte le forme la nostra battaglia contro una scelta che cancella diritti e servizi per tantissimi italiani. L’Italia è una, indivisibile», sentenzia il presidente del Movimento 5 Stelle. Poteva mai mancare la Cgil? E infatti il sindacato si accoda per bocca del segretario Landini: «Si apre una grande opportunità per il paese. Sosterremo convintamente le ragioni del sì. È il momento del riscatto e della speranza per costruire un’altra società». Riccardo Magi, segretario di +Europa, scommette sulla primavera referendaria che comprende anche il tema della cittadinanza: «Sarà una grande occasione di mobilitazione».
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