Da destra a sinistra, il legislatore italiano ha il viziaccio di pensare che i problemi si risolvano con una leggina. Norme spesso raffazzonate, scritte di fretta, nell’interesse di qualcuno contro qualcun altro anziché nell’interesse generale. In molti casi risultano inapplicabili, in altri creano incertezza del diritto, col risultato di ingessare le decisioni delle aziende e di pezzi interi dell’economia. Ma peggio ancora fanno quelle norme che producono l’effetto opposto alle intenzioni del solerte legislatore.

Prendiamo un emendamento alla Legge di Bilancio (presentato da Fabio Carmine Raimondo, deputato di Fratelli d’Italia) che impone di disattivare tutte le connessioni a Internet che usano ancora il cavo in rame per passare alla fibra ottica: la fibra ottica non è ancora presente sul 100% del territorio nazionale e non lo sarà neanche alla fine del 2026. Ma intanto dal prossimo 1 gennaio si vedrebbero aumentare il prezzo del 10% tutti gli utenti che hanno soltanto il servizio di telefonia fissa o un collegamento a Internet di tipo ADSL o FTTC. Uno dice: “Ma intanto se funziona eliminiamo le vecchie centrali con i collegamenti in rame, che sono pure anti-ecologici perché consumano più energia elettrica, e dotiamo tutti della fibra ottica che fa fare la domotica anche alla casalinga di Voghera”.

E invece andrà a finire diversamente: l’utente – irritato per l’aumento tariffario deciso per legge – rinuncerà al caro vecchio telefono fisso e lo sostituirà con un bell’abbonamento al cellulare da 7,99 euro. Anzi, allo stesso prezzo di un abbonamento fisso prende tre schede telefoniche, così una la mette nel modem e ci collega la smart tv. Peccato che così si intaseranno più rapidamente le reti cellulari già oggi travolte dagli short video di TikTok e Instagram e dalle partite di calcio.

Ma siccome alle porte c’è il Giubileo, il legislatore e l’esecutivo si preoccupano anche della nostra sicurezza. Così il Viminale sancisce la necessità di fare il check-in nei B&B di persona per evitare che negli alloggi entrino individui diversi da quelli che si sono registrati quando hanno fatto la prenotazione. Gli albergatori gioiscono. I gestori no, perché magari alla stessa ora del giorno hanno una 50ina di ospiti in arrivo in appartamenti sparpagliati in tutta la città e non hanno ancora sviluppato il dono dell’ubiquità.

Ma la sicurezza viene prima di tutto. Allora il solerte legislatore ha inserito nel disegno di legge sulla sicurezza pubblica una norma che impone ai negozi di telefonia di fare contratti soltanto a quei viaggiatori che – oltre al sacrosanto documento di identità – abbiano anche un “titolo di soggiorno”. Al malcapitato commesso il compito di capire se il visto turistico di un pellegrino argentino in visita alla Capitale per il Giubileo e la carta di identità di un uomo d’affari turco siano ammissibili entrambi. Non vorremo mica lasciare che un pericoloso jihadista sbarcato tra i migranti clandestini si metta a comunicare con i sodali usando una banale SIM rilasciata in Italia?

Lasciamo quindi che nasca un mercato nero delle SIM spagnole o rumene (tanto nella Ue si parla senza sovrapprezzo perché il roaming dev’essere gratuito) così le autorità non sapranno mai a chi sono intestate. Oppure indirizziamo anche i pellegrini (ai quali il povero commesso avrà rifiutato la SIM per paura di sbagliare e che le autorità chiudano il negozio) verso le e-SIM, cioè schede virtuali acquistabili sul web che usano le famigerate VPN (reti private anch’esse virtuali). Così nessuno avrà idea di quali chiamate faranno né quali siti vadano a consultare.

Insieme ai potenziali terroristi – che sicuramente preferiscono usare WhatsApp, Signal, Telegram e via discorrendo (a proposito, ma perché un operatore nazionale ha l’obbligo di fare intercettazioni e queste piattaforme no?) – spingiamo verso l’oscurità anche viaggiatori d’affari e pellegrini extraeuropei proprio nell’anno giubilare. Le intercettazioni lasciamole ai titolari di SIM nostrane, caserecce, regolarmente registrate, così che la magistratura possa ascoltare le 33mila conversazioni di uno Stefano Esposito qualsiasi.

Mercedes Albani

Autore