Banca intesa sostituita in pieno agosto
Banca di Bari, mutui “stracciati” per i membri del Csm
Il Consiglio superiore della magistratura affidò alla Banca popolare di Bari, salvata dal fallimento lo scorso fine settimana, il proprio servizio di tesoreria durante il week end di Ferragosto del 2015. Se non fosse vero ci sarebbe da ridere. Invece andò proprio così. In una Roma deserta e con l’attività istituzionale di Palazzo dei Marescialli cessata da almeno un paio di settimane per la pausa estiva, l’ultimo Plenum si tenne alla fine di luglio, venne deciso il nome della banca che avrebbe gestito per i successivi cinque anni un patrimonio di oltre cento milioni di euro.
Il Csm, organo di rilevanza costituzionale e dotato di ampia autonomia, non era e non è assoggettato alla tesoreria unica, e si è sempre avvalso per tale incombenza di un istituto di credito privato. Una “anomalia” evidenziata anche dal Collegio dei revisori dei conti. L’affidamento, per legge, è sempre avvenuto mediante una gara pubblica. Come accadde quell’anno. Il termine ultimo per presentare le domande, nella torrida estate del 2015, venne fissato alle ore 14.00 del 16 agosto, una domenica. Alle banche che volevano concorre per il prestigioso incarico erano stati concessi solo otto giorni di tempo: l’avviso del bando di gara comparve nella Gazzetta ufficiale del 7 agosto. Un annuncio, semi nascosto, fra le oltre 250 pagine che componevano il numero 92 della Gazzetta ufficiale di quell’anno.
A firmare il bando era stato il segretario generale del Csm, Paola Pieraccini, un magistrato fuori ruolo. Per allettare il Csm, la Banca popolare di Bari mise sul piatto un pacchetto di condizioni estremamente vantaggiose per tutti. C’era infatti la possibilità, per i magistrati del Csm, di avere mutui a tassi stracciati, conti correnti con spese di gestione irrisorie, finanziamenti a tassi bassissimi. L’unico requisito voluto dal Csm per aggiudicarsi la ricca posta era quello di produrre “l’offerta economicamente più vantaggiosa”. Nessun punteggio sulla solidità finanziaria della banca, sulla sua diffusione sul territorio, sul benchmark. Nulla di nulla. Solo “l’offerta economicamente più vantaggiosa”.
Anche perché sarebbe stato molto difficile competere con chi fino a quel momento gestiva la cassa. E cioè Banca Intesa San Paolo, il primo gruppo bancario italiano, fra i primi dieci in Europa.
Alla Banca popolare di Bari, con solo cinque filiali in tutto il Lazio, di cui quattro a Roma, riuscì quindi l’impresa di scalzare un colosso da 100.000 dipendenti, oltre 30 miliardi di fatturato e filiali in 85 Paesi. Il resto è cronaca, drammatica, di questi giorni. Il buco di bilancio della Banca Popolare di Bari ha raggiunto dimensioni record. Circa mezzo miliardo che il governo ha iniziato a ripianare con un maxi finanziamento di 900 milioni disposto domenica scorsa. Già nel 2015, comunque, per la banca pugliese la situazione non era affatto rosea. Come certificato dalle numerose ispezioni della Banca d’Italia. Ma, evidentemente, per il Csm era importante solo “l’offerta economicamente più vantaggiosa”.
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