Il parere
Bandecchi scambia il comune per un bar, così la violenza di genere diventa uno stereotipo
Il sindaco Stefano Bandecchi ha scambiato il comune di Terni per un bar di ultima categoria (senza offesa per quei magici luoghi di socialità che sono i bar), peggio per un club maschile e maschilista di quelli che neanche nei film di terza categoria esistono più. Diventare sindaco non trasforma le persone, nella maggior parte dei casi però, per fortuna, i primi cittadini sentono il peso della responsabilità e l’onore per l’incarico, quello di rappresentare ed essere punto di riferimento di tutti gli abitanti della propria città. Non ci sono scuse, non ci sono inesperienze che tengano per giustificare ciò che non è in alcun modo ricevibile: le parole di Stefano Bandecchi.
Durante un dibattito in consiglio comunale sulla violenza di genere il sindaco ha rilanciato con frasi che fotocopiano ed esaltano stereotipi alla base di azioni discriminanti nel nostro Paese, spesso prodromiche di comportamenti misogini, sessisti e nei casi più deleteri violenti. Non stiamo parlando di fenomeni isolati, purtroppo. Nel nostro Paese, per mano violenta, di un uomo, spesso un compagno, o ex, o di una persona rifiutata, una donna muore ogni tre giorni. Meno di 6 donne su 10 hanno un conto corrente, cioè non sono indipendenti economicamente, viceversa la loro vita è legata a doppio filo dal portafoglio e dal bancomat di un uomo. Il tasso di occupazione delle donne in Italia è tra i più bassi di tutta Europa. Con disparità di occupazione tra uomini e donne altissima e retributiva pari al 43% secondo gli ultimi dati Eurostat. Pochi dati che tutti conosciamo, ma che rinfreschiamo, senza grosse speranze, al signor Stefano Bandecchi per iniziare una sana rieducazione alla realtà italiana, amara, dura, che riguarda tutti gli italiani, i cittadini e le cittadine ternane.
Purtroppo il sindaco Stefano Bandecchi compie un atto ancor più grave di quanto, già volgarmente e indecentemente afferma, perché ignora di doversi scusare e chiama in correità i cittadini che definisce normali o sani di mente. Osservare la donna come oggetto sessuale, commentarne il suo aspetto fisico, financo desiderarla – senza che la controparte dimostri alcun interesse – senza alcun cenno a relazioni, rapporti, parole, per Stefano Bandecchi non è solo normale, ma secondo lui sarebbe il pensiero universale e comune. L’ostinazione e la perseveranza con cui sostiene la sua insostenibile ragione lasciano senza respiro, come se davvero i signor Stefano Bandecchi vivesse in un mondo altro. Purtroppo non è così e ricopre invece un ruolo non solo di prestigio, ma di grande responsabilità, che sembra ignorare. Il sindaco è la persona che deve non solo essere di esempio, ma deve tutelare la salute dei propri concittadini.
Non solo “l’ultimo” cittadino Stefano Bandecchi manca di rispetto nei confronti del genere femminile e umano, ma con le sue affermazioni maschiliste perpetra violenza, verbale e non solo. Il fatto di non comprendere neppure quale e tanta sia la gravità delle sue affermazioni lo rende inadatto al ruolo che ricopre, bocciato sulla comprensione del testo prima ancora che del contesto. Per fortuna sono in molti gli uomini e le donne che non si possono riconoscere nella presunta normalità o sanità di mente e che nel mondo alla rovescia citato da Bandecchi si sentono dare degli imbecilli di cui sarebbe pieno il mondo. Delle sue parole, dice il Bandecchi, possiamo farne quello che vogliamo, di certo buttarle nel cestino non ci basta. Occorre replicare e speriamo siano in tanti uomini e donne, elettori e ternani pentiti e indignati a ribellarsi perché nessuno merita tanta pochezza e tanta volgare violenza comune.
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