Sembra tutto muovere contro Benno Neumair. Le testimonianze, le piste degli inquirenti, i giornali soprattutto. È lui, 30 anni, istruttore di fitness, indagato per la scomparsa dei genitori Laura Perselli e Peter Neumair, 63 e 68 anni. I due sono svaniti nel nulla martedì 5 gennaio. Era stato ipotizzato un incidente, forse un’aggressione. Lunedì la svolta: il figlio 30enne accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Trapelano quindi dalle indagini due ritrovamenti sospetti: tracce ematiche nell’automobile Volvo di famiglia e un falcone di acqua ossigenata probabilmente utilizzato per cancellare delle prove. Tutto da provare però. Oggi altre rivelazioni.

Il Corriere della Sera svela il movente: litigio partito da motivi economici e degenerato in omicidio. La convivenza in famiglia era diventata difficile negli ultimi mesi. Benno era tornato dopo tempo a vivere con i suoi, aveva vissuto in Spagna. Aveva deciso di abbandonare gli studi e il padre gli aveva quindi chiesto di rimborsare le tasse universitarie. Il ragazzo lavorava da supplente alle scuole von Aufschnaiter. I genitori avrebbero voluto che si trasferisse in un piccolo appartamento sfitto. Il 30enne preferiva però restare in famiglia. Un’ipotesi riportata dal quotidiano di Via Solferino è che i due siano stati uccisi proprio lì. Sia questo appartamento che la casa della famiglia sono sotto sequestro.

Il legale del ragazzo Angelo Polo ha comunque riferito ieri che “Benno è in grande preoccupazione per la scomparsa dei suoi genitori. Spera che siano ritrovati presto e non ha nessuna preoccupazione in merito all’inchiesta perché non ha nulla da nascondere”, ha detto aggiungendo che “se ci fosse un quadro di gravità indiziaria sufficiente la situazione evidentemente sarebbe diversa”, facendo intendere che il giovane nel frattempo sarebbe già stato arrestato.

Massima prudenza anche da parte di Carla Perselli, sorella di Laura, la prima a denunciare la scomparsa della coppia insieme con la nipote Madè, la figlia che vive a Monaco di Baviera e che da ore non sentiva i genitori, che ha fatto scattare l’allarme. “Sono stati giorni difficilissimi e adesso è arrivata questa ulteriore mazzata della svolta delle indagini – ha detto al Corriere – Per noi è stato un colpo durissimo che ci ha messo ko. Siamo stanchi, provati e sfiniti. Non è nemmeno corretto trattare un indagato come se fosse colpevole: ci vuole più calma e giudizio. Anche per aiutare la verità. Ora abbiamo bisogno di recuperare e non intendiamo mettere in piazza il nostro stato d’animo”.

Antonio Lamorte

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