È di almeno 30 morti il bilancio di un bombardamento della scuola militare a sud della capitale libica in 4 gennaio. Sono ancora discordanti i numeri delle vittime. Un portavoce del generale Khalifa Haftar ha rivendicato la responsabilità dell’attacco aereo sull’accademia di polizia di Tripoli, che ha causato la morte di almeno 30 cadetti. “I cadetti di quel college sono miliziani”, ha affermato Khaled Al-Mahjoob in una dichiarazione ad Alhurra TV, ripresa dal Libya Observer. Una dichiarazione che secondo altre fonti sarebbe stata smentita poco dopo, ma la cui veridicità appare confermata.

La rivendicazione sarebbe coerente con le ricostruzioni fatte circolare sui siti vicino al generale Haftar, secondo cui nell’Accademia di polizia erano concentrati alcuni dei miliziani siriani che il governo turco avrebbe spostato in Libia per farli combattere dalla parte di Serraj. Quindi non cadetti di polizia, ma combattenti per il Governo di Accordo Nazionale.

In risposta all’attacco il Governo di accordo nazionale libico di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “per discutere delle atrocità e dei crimini di guerra di Haftar”. Lo riferisce il Libya Observer.

Intanto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha messo in guardia la Turchia (senza farne esplicita menzione) dall’invio di truppe in Libia: “Qualsiasi sostegno straniero alle parti in guerra” nel Paese, ha affermato, “non farà che aggravare il conflitto e complicare gli sforzi per una soluzione pacifica”. Guterres ha sottolineato in un comunicato che “le continue violazioni dell’embargo sulle armi imposto dal Consiglio di sicurezza non fanno che peggiorare le cose”.

In un recente rapporto, gli esperti Onu incaricati di controllare l’applicazione dell’embargo, instaurato nel 2011, hanno rilevato violazioni sia da parte della Turchia (a favore del governo di accordo nazionale) sia da parte di Giordania ed Emirati Arabi Uniti (a favore di Haftar). “Un rigoroso rispetto dell’embargo è essenziale per creare un contesto favorevole alla cessazione delle ostilità”, ha dichiarato Guterres, rinnovando l’appello “a un cessate il fuoco immediato in Libia e a un ritorno a un dialogo politico da tutte le parti”

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