Nessuna soluzione al calvario di Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna da febbraio 2020 è recluso nel carcere di Tora, Il Cairo, in regime di detenzione preventiva con l’accusa di propaganda sovversiva contro l’Egitto. Le sue condizioni, psicologiche e fisiche, vanno peggiorando sempre di più. Il suo avvocato Hoda Nasrallahy all’Ansa ha dichiarato che la Corte d’Assise del Cairo ha rinnovato di altri 45 giorni la detenzione di Zaki. E la richiesta, presentata ieri dalla difesa, di un cambio dei giudici che seguono il caso è stata respinta.

Dell’udienza si era saputo ieri, dell’esito si è appreso soltanto oggi. Gli avvocati di Patick avevano chiesto di sostituire i giudici che decidono sulla custodia cautelare – che in Egitto può essere rinnovata fino a due anni. “Il collegio difensivo ha chiesto la sostituzione dei giudici del processo di Patrick, dopo aver constatato i numerosi rinnovi della sua carcerazione”, aveva detto Nasrallah, lasciando intendere che gli avvocati vedono in queste decisioni un ingiustificato accanimento giudiziario. 

I legali avevano fatto sapere che Zaki è “in un pessimo stato psicologico”. “Non credo” in una imminente scarcerazione “visti tutti questi rinnovi”, aveva detto per telefono all’Ansa l’avvocatessa, aggiungendo di sperare solo “in una sostituzione del collegio giudicante”. Negato l’ingresso in tribunale ai diplomatici stranieri. La sorella Marise, due settimane fa, aveva raccontato di come il fratello stesse “diventando sempre più depresso, sentendosi bloccato e vivendo nell’incertezza su quando tutto questo finirà”.

Costante l’impegno sulla vicenda di Amnesty International. Lo scorso 7 febbraio, a un anno dall’arresto, è stata organizzata una campagna di sensibilizzazione. Al governo è stato lanciato l’appello per conferire al 29enne la cittadinanza italiana e quindi agire con maggior forza anche in virtù di tale iniziativa.

IL CASO – Zaki è stato arrestato lo scorso 7 febbraio. Le accuse sono di istigazione al terrorismo per alcuni post su Facebook. Il caso ha spinto Amnesty International a parlare di “accanimento giudiziario” e a chiedere “un’azione diplomatica” italiana “molto forte” sull’Egitto. I post incriminati sarebbero una decina. Tra i reati contestati anche la “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Per i capi dei quali è accusato, lo studente rischia 25 anni di carcere. I legali dello studente 29enne insistono su un aspetto: i post sarebbero stati pubblicati da un account quasi omonimo ma diverso dal suo.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.