Decadenza a 5 Stelle
Campane a morte per il Movimento, Grillo fa il funerale al mago di Oz. Giannuli: “Partito di Conte sotto il 2%”
Campane a morte per il Movimento 5 Stelle. A suonarle è Beppe Grillo che, alla guida di un carro funebre, celebra la funzione religiosa per la scomparsa della creatura politica partorita con Gianroberto Casaleggio. Quel 4 ottobre 2009 è ormai un lontano ricordo e dei pilastri su cui era nata la forza anti-sistema resta solo un cumulo di macerie. Il comico genovese decreta il decesso: «Il Movimento è morto, stramorto. Hanno trasformato questo partitino in niente. Non c’è più niente». Il bersaglio di sferzate e frecciatine è Giuseppe Conte, il «mago di Oz», il rivale numero uno accusato di aver sfigurato il M5S e di aver tradito i valori degli albori. Attacchi frontali a cui seguono anche parole che lasciano intendere come la partita sia apertissima: «Questo Movimento avrà un altro decorso e meraviglioso». E ora in via di Campo Marzio si temono falli di reazione e infinite battaglie legali che potrebbero impedire al fu avvocato del popolo di sbarazzarsi definitivamente dell’ombra di Grillo.
“Non finisce qui”
«Ho un’idea, ve la svelerò dopo. Non finisce qui», assicura Beppe. Dichiarazioni che suonano come un avvertimento burrascoso. I contiani si interrogano su quali potrebbero essere i prossimi colpi di scena. Un duello nelle aule di Tribunale? Una sfida via pec? Un faccia a faccia sul ring per decretare la proprietà del simbolo e del nome? C’è uno scenario da incubo che inquieta i fedelissimi del presidente dei 5 Stelle: essere messo alle corde ed essere costretto a farsi un proprio partito. Insomma, iniziare tutto da capo rinunciando alla tavola già apparecchiata del Movimento. Non a caso Grillo lancia la provocazione: «Coraggio: fatevi un altro simbolo, andate avanti e fate le vostre cose».
“Conte al 2%”
In gioco c’è soprattutto il marchio. Il politologo Aldo Giannuli – ideologo ed ex consulente del M5S – affida al Riformista l’invito a prendere atto che il Movimento delle origini è al capolinea: «Se Conte rinunciasse a simbolo e nome sarebbe un gesto di onestà intellettuale, perché il presente M5S – per metodi di lavoro, contenuti politici e prassi – non c’entra molto con quello fondato da Casaleggio e Grillo». E non va dimenticato un punto fondamentale: quanto consenso avrebbe un nuovo partito di Conte? «Non è probabile che prenda più del 2%, per cui farà le barricate per resistere», sostiene Giannuli. Che, al di là della complessa questione giuridica, sentenzia: «L’attuale Movimento è destinato a un’inevitabile decadenza. Sarebbe lunga se potesse ancora usufruire della rendita del simbolo e più veloce in caso contrario. Comunque ci sarà una piena decadenza».
Anche Marco Bella, ex parlamentare del M5S, non ha dubbi: «Grillo farà di tutto per togliere il simbolo a queste persone qui». Già pochi giorni fa, quando è stata chiesta la ripetizione del voto dell’Assemblea costituente, il commercialista Enrico Maria Nadasi aveva preannunciato una disputa sul logo: «Ha espresso la volontà di rivolerlo indietro e di estinguerlo».
Ora le date cerchiate in rosso sul calendario vanno da giovedì 5 a domenica 8 dicembre, quando apriranno le urne virtuali. La base pentastellata sarà chiamata a esprimersi di nuovo sui quesiti relativi alle modifiche statutarie. Sono 4 i punti cruciali: il ruolo del presidente e degli organi che lo affiancano; il ruolo del garante; la ripetizione del voto e la modifica del simbolo; il Comitato di garanzia e il Collegio dei probiviri. Si tratta del secondo tempo della gara, dopo l’esito con cui Conte era uscito trionfante il 24 novembre. Poi è arrivata la contromossa di Grillo. Adesso gli occhi sono puntati sull’affluenza: non raggiungere il quorum sarebbe una disfatta per Conte. A quel punto il processo rischierebbe seriamente di essere annullato, mandando all’aria tutto il piano del nuovo corso.
Il comico ha rinunciato all’appello pubblico per invitare gli iscritti a disertare l’appuntamento online: «Andate a votare se avete voglia, sennò andate per funghi. Cercate di prendere una bella decisione, io non mi offendo». Chi lo ha sentito in queste ore – riferisce l’Adnkronos – lo descrive «tonico» e deciso a far valere le proprie ragioni. Resta in piedi l’ipotesi dello scontro a suon di carte bollate. «Di certo non lascerà il simbolo a chi non rappresenta più il Movimento, per lui meglio finisca in una teca», spiega chi gli è vicino. Facendo notare che, in caso di flop in termini di partecipazione, «è chiaro che dovrà essere Conte a lasciare».
Il fu avvocato del popolo ostenta ottimismo: «Questa comunità è orgogliosa, non si lascia calpestare da nessuno, non vuole andar per funghi. Da lunedì si volta pagina». Dai piani alti del M5S filtra amarezza e incredulità. «Grillo ci sabota e fa la vittima», è il ragionamento di chi ritiene che il garante sia preoccupato e che stia mettendo le mani avanti. L’idea di spostare la battaglia sul simbolo viene vista come un bluff. Ma la sensazione è che per Beppe il nuovo voto sia solo un passaggio di facciata, come se il responso importasse solo al Conte-Oz. Forse perché il bello deve ancora venire.
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