Vincenzo Presutto, attivista pentastellato della prima ora e da subito molto vicino a Beppe Grillo, è stato senatore con il M5S. Nel giugno 2022 ha lasciato i 5 Stelle per dare vita con Luigi Di Maio a Insieme per il Futuro, diventando vicepresidente del gruppo al Senato.

Grillo si è fatto sfilare il M5S, lei lo aveva avvisato?
«Nel luglio 2021, con alcuni colleghi e persone molto vicine a Grillo, lo avvisammo del pericolo che stava correndo: essere defenestrato da Giuseppe Conte una volta alla guida del M5S. Purtroppo Beppe era stato male consigliato dai cosiddetti maggiorenti del Movimento. Soprattutto in un incontro all’Hotel Forum, con Conte presente: in quella occasione decisero di derogare alle decisioni prese con gli Stati Generali, far guidare il M5S non più da un direttorio e portare invece un unico candidato alla presidenza del Movimento. In quella occasione per Giuseppe Conte, unico candidato prescelto, i caminetti andavano bene addirittura per sovvertire la volontà democraticamente espressa dagli iscritti».

Giuseppe Conte alla prova del voto degli iscritti. Cosa può succedere?
«Può accadere che pochi iscritti decidano le sorti del Movimento per i quesiti ordinari, mentre per i quesiti che modificheranno lo statuto sarà necessario che voti la maggioranza qualificata degli aventi diritto. C’è da evidenziare però che solo negli ultimi mesi è stata avvertita la esigenza di provvedere ad una scrematura degli iscritti alla piattaforma, dopo anni di inerzia. Giuseppe Conte poteva chiedere di fare questa operazione da anni ma si vede che il timore del quorum lo ha spinto a prendere questa decisione solo ora».

Come funziona il meccanismo? In quali casi Grillo può farsi valere e fermare Conte, spingendo verso lo stallo?
«I quesiti ordinari vengono votati a maggioranza semplice, mentre per i quesiti che riguardano le modifiche dello statuto è richiesto che voti la maggioranza qualificata degli iscritti, il 50% + 1. Quindi, per le modifiche dello statuto se alla prima votazione viene raggiunto il quorum il risultato sarà valido, diversamente Giuseppe Conte potrà richiedere che venga ripetuta e la validità del voto sarà assicurata anche con la maggioranza semplice. A questo punto potrà entrare in gioco Grillo, nel suo ruolo di Garante, chiedendo che si proceda ad una terza votazione, che sarà valida solo se parteciperà la maggioranza qualificata degli iscritti».

È per provare a coinvolgere più iscritti che Conte ha prolungato le giornate di votazione dei quesiti?
«Certamente, sono voti online. Non necessitano di spostamenti fisici tali da giustificare il prolungamento dei giorni utili, ed è lo stesso motivo che tanto preoccupa Conte per il quale solo di recente ha fatto procedere ad una scrematura del numero degli iscritti. La paura quorum sembra essere una costante del pensiero di Conte in occasione del suo Congresso».

Hanno ricevuto l’invito a votare anche ex iscritti, dunque a oggi degli esterni al Movimento?
«Si, mi risulta che colleghi parlamentari usciti dal Movimento e passati ad altro soggetto politico, ma ancora formalmente iscritti, abbiano ricevuto la e-mail per partecipare al voto».

Quali sono le figure apicali che sosterranno Conte in questa nuova fase?
«Paola Taverna, Vito Crimi, Stefano Patuanelli e Roberto Fico, che però a ben guardare sembra stia giocando una sua personale partita».

Roberto Fico può essere il nuovo Garante?
«L’unico Garante riconosciuto da tutti è senza dubbio Beppe Grillo, fondatore del Movimento Cinque Stelle originario insieme a Gianroberto Casaleggio. In alternativa a Grillo solo Davide Casaleggio potrebbe ricoprire degnamente questo ruolo, quale fondatore dell’attuale Movimento Cinque Stelle insieme a Luigi Di Maio».

Per quale motivo Conte vorrebbe ricevere dagli iscritti il mandato a tenere le mani libere rispetto alle coalizioni elettorali?
«Il M5S nasce per condividere ogni decisione con gli iscritti, applicando il principio della democrazia partecipata dal basso. Questo valore portante è stato annullato negli ultimi anni da Giuseppe Conte che, con il suo modo di fare politica, decidere in piena libertà ispirato solo dai suoi bisogni del momento, ha trasformato il Movimento in un partito uguale agli altri ed i recenti e deludenti risultati elettorali lo evidenziano in modo molto chiaro. Con questo voto ora Giuseppe Conte vorrebbe che gli iscritti ratificassero una volta per tutte questa sua personale esigenza di decidere liberamente. Forse Conte, come nel caso dei caminetti ad personam, che vanno bene a corrente alternata, non ha ancora compreso bene cosa significa realmente democrazia partecipata dal basso».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.